La crisi pandemica iniziata nel 2020 ha avuto effetti considerevoli sul ricorso al lavoro irregolare che, per la prima volta dall’inizio della serie (1995), risulta inferiore ai 3 milioni di unità.
Lo rileva l’Istat in un Report sull’economia sommersa spiegando che nel 2020 sono 2 milioni e 926 mila le unità di lavoro a tempo pieno (ULA) in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti (circa 2 milioni e 153 mila unità).
L’occupazione non regolare – si legge – segna, un calo del 18,4% rispetto al 2019, registrando una diminuzione pari a quasi il doppio di quella regolare (-9,9%).