Nel suo ufficio, dietro la scrivania c’è la foto- simbolo con Falcone e Borsellino e più accanto quella dell’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nato in Calabria ma messinese d’adozione, ha alle spalle 20 anni di Uil, sindacato scelto per la laicità “perché non è una caserma, ma si respira libertà, c’è grande autonomia e rispetto delle posizioni di tutti”. Ivan Tripodi spiega che la vera molla è “non smettere mai d’indignarsi di fronte ai soprusi, alle ingiustizie, alle intimidazioni nei luoghi di lavoro”.
Segretario generale della Uil in una città che diventa sempre più povera, Ivan Tripodi è sceso più volte in piazza anche contestando le decisioni della giunta De Luca, colmando quel vuoto che in quegli anni l’opposizione politica inesistente aveva lasciato. “Riuscì a farsi votare in 42 minuti decine di delibere del SalvaMessina. Noi siamo scesi in piazza a protestare. In questi anni il sindacato, a tutti i livelli ha dovuto colmare anche i vuoti lasciati dalla politica. La gente non va più a votare e questo è un brutto segnale per la democrazia”.
Più che le singole vertenze oggi ci sono i “pacchetti” di situazioni d’emergenza. In primo piano poi c’è la “mamma di tutte le battaglie”, quella contro la riforma dell’Autonomia differenziata: “Se passa l’Italia si spezza in due. E il sud non avrà più speranze. Scuola, sanità, trasporti, sono i settori in cui già adesso scontiamo il gap. Se passa la riforma è la fine. Noi non lo consentiremo”.
Quello della sanità è un campo che ha visto la Uil in prima linea in questi anni di progressivo smantellamento a Messina ed in provincia: “I viaggi della speranza sono un doppio costo, per la Regione e per le famiglie. Ma ormai la gente ha rinunciato a curarsi, sia ad andare fuori per farlo che a comprare farmaci. E nel frattempo i settori degli ospedali vengono venduti ai privati. Grazie a noi è stato evitato lo smantellamento a favore dei privati a Sant’Agata di Militello, ma ci stanno provando a Barcellona, Milazzo. E il peggio è che si cedono ai privati i settori meno rischiosi, e nell’emergenza urgenza ci sono carenze spaventose”.
Sempre al fianco dei più fragili, degli emarginati, ricordando il nonno emigrato in America e i nostri migranti, quelli trattati come schiavi negli Stati Uniti e trattati come straccioni al nord.
“Messina è una città accogliente e generosa. Ci confrontiamo spesso con la Comunità di Sant’Egidio e di recente abbiamo avviato lo sportello sociale nella zona sud, a Contesse. Devo dire grazie ai volontari ed ai medici che, appena hanno saputo la notizia, si sono messi a disposizione gratuitamente per l’ambulatorio. Messina sta diventando sempre più povera”.
Tra i ricordi più amari di battaglie finite male c’è la chiusura del Centro Nemo Sud al Policlinico “non scorderò mai il 30 giugno 2021 e i pazienti che nonostante le grandissime difficoltà e sacrifici sono venuti a sostenere la causa. Ma non ci sono battaglie perse, l’importante è farle sempre, farle tutte, nessuno deve dirci: voi dov’eravate”.
E sul fronte trasporti certo non sono mancate, dal porto di Tremestieri al viadotto Ritiro con la Uil che puntualmente ha annunciato (inutilmente) quanto di volta accadeva con opere che sono ormai incompiute infinite. “Non siamo noi profeti, la verità era sotto gli occhi di tutti. Ancora oggi gli operai della Toto avanzano tre stipendi al di là delle chiacchiere dell’impresa”.
La priorità adesso per Tripodi è fermare la riforma “la vera battaglia vera è al di là dei confini della Sicilia ed è quella per la dignità delle persone,. Il paradosso è che mentre negli anni ’60 c’era l’ascensore sociale con il figlio dell’operaio che poteva aspirare a fare altro, oggi stiamo tornando indietro, il figlio dell’operaio non sale più nell’ascensore sociale e non sa neanche se potrà fare l’operaio. Prima chi non lavorava aveva difficoltà, oggi anche chi lavora ha difficoltà. Persino fare un figlio è diventato impossibile”.