Che nella sua longeva (23 anni) e articolata carriera politica, a Gianfranco Miccichè toccasse pure il compito di accogliere il figliol prodigo (e qua siamo ormai a un’intera famiglia), probabilmente non se lo aspettava nemmeno lui. Eppure, nota istituzionale di carattere quasi ecumenico a parte: “Sono felice di accogliere Nino Germana’, Orazio Ragusa, Giovanni Lo Sciuto, Francesco Cascio e Totò Lentini in Forza Italia”, per il commissario ‘azzurro’ in Sicilia sono giorni in cui la navigazione sembra andare con il vento in poppa.
Lui, che il treno vero per Palazzo d’Orleans lo perse nel 2008 quando toccò a Raffaele Lombardo, sa che nella prossima legislatura, a cose fatte e compiute, e in caso di eventuale vittoria del centrodestra, potrebbe avere un ruolo pieno e non secondario.
Intanto, meritano di essere annotate nel taccuino di una cronaca ormai irreversibile, le parole del parlamentare regionale messinese Nino Germanà, in conferenza stampa all’Assemblea regionale siciliana per comunicare il passaggio da Alternativa popolare a Forza Italia.
“I tempi del passaggio a Forza Italia sono stati decisi con il coordinatore regionale Micciché. E’ stata un’operazione che ha visto non solo il mio passaggio, ma anche quello dei deputati Giovanni Lo Sciuto, Francesco Cascio, Orazio Ragusa e Toto’ Lentini. Per me sostenere Musumeci significa coerenza rispetto alla mia storia familiare e personale”. “Io cinque anni fa – ha aggiunto – sono stato candidato con Nello Musumeci. Poi durante la legislatura c’è stata la scissione del Pdl-Forza Italia e Nuovo centro destra. Io decisi, allora, di aderire a Ncd, sposando il sostegno al governo delle riforme. Ma Ncd ha cambiato nel tempo l’oggetto sociale. La mia storia personale è sempre stata di centrodestra. Ho sperato che si potesse riunire tutto il centro destra. Oggi Ap sostiene la candidatura di Fabrizio Micari, che è stata imposta da Leoluca Orlando. Questo mi ha spinto a tornare a casa in Forza Italia”, ha spiegato Germanà.
Cambi di casacca al fotofinish dal centrosinistra al centrodestra, proprio quelli che Musumeci avrebbe voluto evitare con il suo codice etico.
Lo strumento si applicava per contrastare corruzione e ipotesi di infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione per gli eletti a cariche pubbliche, amministratori e dipendenti della Regione siciliana. Si sarebbe dovuto applicare ai parlamentari regionali, al presidente e ai componenti della giunta, ai dirigenti e al personale dell’amministrazione e dell’Assemblea e ai collaboratori e consulenti, qualsiasi titolo nominati, ma anche agli amministratori di enti e consorzi, aziende e società controllate dalla Regione. Inoltre il suo codice stabiliva regole in tema di conflitto di interessi, finanziamento dell’attività politica e sanzioni per i parlamentari che cambiano “casacca”, passando a un gruppo parlamentare diverso da quello di origine.
L’asse tra Musumeci e il presidente dell’Ars Ardizzone, però, dopo l’approvazione in commissione, non ha sortito l’effetto sperato del voto finale in Aula.
In questi giorni il leader dei Centristi per l’Europa D’Alia ha chiesto allo stesso Musumeci di essere conseguenziale con i protagonisti della transumanza tra gli schieramenti. Richiesta forse persino plausibile e legittima, ma complicata da esaudire.
La macchina delle liste è ormai in moto. Quella del voto si sta attrezzando.
Il tempo dell’ultima Ars (quella dei 90) è scaduto. Oggi l’ultima seduta di una legislatura da dimenticare
Quello della riflessione per molti protagonisti della politica siciliana sta per cominciare.