Dicendo arancia la prima cosa a cui si pensa è il suo succo dissetante, ma noi, prima di darvi la ricetta, una delizia a tutta salute, vogliamo raccontarvi delle leggende che la vedono protagonista.
Nella prima, Giunone, promessa sposa di Giove, gli portò in dote una pianta dai cui rami pendevano dei pomi d’oro. Il re degli dèi, temendo che qualcuno la potesse rubare, la nascose nel giardino delle Esperidi, Egle, Aretusa, Espera, ninfe dal canto amabile, figlie della Note e di Atlante, mettendo a sua difesa il drago Ladone, un serpente con cento teste che, però, non riuscì a impedire a Ercole di rubare i pomi e portare a termine la sua undicesima fatica. Ecco che questi frutti divennero simbolo di amore e fecondità ed è per questo che i suoi fiori sono, spesso, utilizzati nei matrimoni.
Un’altra leggenda, invece, narra che un non ben identificato re di Spagna, un giorno, ricevette in dono un alberello di arancio che fece piantare in giardino per poterne godere la vista e il profumo. Un ambasciatore in visita, rimasto inebriato dall’aroma che sprigionava, ne chiese un ramoscello in regalo, ma il sovrano, geloso, rifiutò la richiesta. Il notabile, allora, decise di corrompere il giardiniere con 50 monete d’oro, destinate in dote alla figlia che, il giorno delle sue nozze, adornò i suoi capelli con un ramoscello di fiori d’arancio, fonte della sua fortuna.
Un altra storia, invece, è ambientata in una data precisa, il 1860, durante l’armistizio di Palermo e ha per è protagonista Garibaldi che, a quanto pare, trovandosi presso Palazzo Pretorio con il generale borbonico Letizia e il colonnello Buonopane, capo di stato maggiore borbonico, per discutere dell’armistizio, seduto su una poltrona con davanti a sé delle arance, le sbucciava offrendone qualche spicchio ai due. Durante la discussione si sentirono i colpi di una carica di moschetteria che fecero sobbalzare Letizia e Buonopane, lasciando indifferente il generale nizzardo che pronunciò queste poche parole: “fate che cessino”, continuando a sbucciare arance.
Prima della ricetta della “crema all’arancia“, a cui abbiamo accennato, vogliamo regalarvi la poesia del poeta arabo-siciliano ‘Ali-al-Ballanubi, vissuto a cavallo tra l’XI e il XII secolo, “Gioisci delle arance che raccogli“.
“Gioisci delle arance che raccogli:
della loro presenza viene gioia.
Oh, siano benvenute
queste guance dei rami,
benvenute le stelle di quest’albero.
Si direbbe che il cielo abbia versato oro,
e che per noi la terra abbia forgiato pomi“.
Crema all’arancia
Ingredienti:
- Mezzo litro di spremuta di arance
- 40 g di amido
- zucchero a piacimento
Procedimento:
- In una casseruola versate il succo d’arancia e con un colino versate, facendolo sciogliere, l’amido.
- Aggiustate di zucchero e mettete sul fuoco fino a quando non si sarà addensata.
La vostra crema all’arancia è pronta per essere assaporata.