Centocinquanta tonnellate di rifiuti al giorno. Tanto pesa la migrazione dei rifiuti dai comuni della provincia verso la città di Palermo. Una vera e propria guerra che, ogni giorno, manda in sofferenza interi quartieri del capoluogo siciliano. I controlli sono sporadici. Poche le telecamere, le quali non riescono ad essere un grosso deterrente. E i numeri della differenziata non sorridono all’Amministrazione guidata dal sindaco Roberto Lagalla. Di soluzioni vere e proprie ce ne sono poche, anche se qualcuno avanza una sua personale ricetta.
I numeri forniti da Rap
A fornire i dati sulla migrazione dei rifiuti è la Rap, società Partecipata che si occupa del servizio di raccolta della spazzatura nel capoluogo siciliano. Una battaglia che aveva tentato di portare avanti sia l’ex amministratore unico Girolamo Caruso che l’attuale presidente Giuseppe Todaro. Ma come già successo all’ex dirigente dell’Enel, anche l’attuale alfiere del CdA di piazzetta Cairoli è andato a sbattere contro una realtà fatta di abbandoni selvaggi e di flussi che continuano praticamente senza controllo. Tanto per dare l’idea dell’impatto della migrazione dei rifiuti, il comune di Palermo conferisce a Bellolampo circa 800 tonnellate di spazzatura al giorno. Se si calcola una migrazione di spazzatura da 150 tonnellate, si parla di un dato vicino al 20% dei conferimenti giornalieri di Palermo in discarica.
La differenziata e gli sporcaccioni: i paradossi dei comuni della provincia
Parlare di emergenza è però anacronistico. Il fenomeno della migrazione, unite alla crisi di personale a cui va incontro Rap da almeno un decennio, rappresentano macigni che portano a fondo il vascello della società Partecipata del Comune. I problemi sono strutturali. A dare il “colpo di grazia” è stata la diffusione in provincia della raccolta differenziata. I comuni dell’hinterland hanno raggiunto buone percentuali, anche al di sopra del 50-60%. Ma non tutti sono bravi cittadini o buoni imprenditori. C’è chi preferisce ricorrere alla scappatoia, ovvero al classico camioncino o lambretta che trasporta i rifiuti e li scarica direttamente a Palermo. Qualcuno ne ha fatto anche un business. “Ho saputo che arrivano a pagare un euro a sacco. In via Galletti hanno trovato perfino alcuni sacchi con lo stemma di un comune della provincia“, ha dichiarato in un’intervista il consigliere della II Circoscrizione Giuseppe Guaresi.
Tante segnalazioni, pochi i controlli
Di segnalazioni da parte dei cittadini ne arrivano a centinaia, con tanto di foto e video che immortalano gli sporcaccioni in diversi siti sensibili della città. Ma al fenomeno non si riesce a mettere una pezza. I controlli sono sporadici. Multe e telecamere praticamente inefficaci. E gestire la situazione per Rap diventa praticamente impossibile. Come si può fermare tutto questo. La soluzione più ovvia sarebbe quella di togliere i contenitori e di potenziare al massimo la raccolta differenziata. Ma l’operazione richiederà tempo e soprattutto assunzioni che al momento la società di piazzetta Cairoli non può permettersi.
Quali sono le possibili soluzioni?
A fornire una possibile ricetta al problema è il deputato regionale Vincenzo Figuccia. “Come già tracciato nella linea del presidente Schifani, il primo ad avere avuto una vera visione, per la soluzione del problema, bisogna avviare la stagione dei termovalorizzatori in Sicilia, in modo da chiudere il ciclo dei rifiuti – evidenzia il deputato regionale del Carroccio -. Uno per l’area orientale a Catania e l’altro per quella occidentale a Palermo. Questa è la priorità per imprimere un’accelerazione alla soluzione della questione rifiuti in Sicilia. In questo modo verrà garantito un risparmio nello smaltimento a carico dei comuni e una riduzione della Tari per i cittadini. Il mio partito, la Lega, ha già avviato esperienze significative in tal senso in altre regioni virtuose del paese. In Sicilia sono le grandi aree Metropolitane, con percentuali di raccolta differenziata da prefisso telefonico, il nodo più critico del sistema rifiuti con la città di Palermo che segna da sempre record negativi. Nei piccoli comuni sarà necessario invece rilanciare il sistema delle compostiere di comunità, una via di mezzo tra gli impianti industriali e la raccolta domestica per la trasformazione del rifiuto organico in compost“.