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Un mafioso nasce cento anni prima
Liberi Nobili, l’argomento che oggi tratterò dividendolo in due parti nasce grazie al prezioso contributo del Professore Girolamo Lo Verso, docente di Psicologia Clinica all’Università di Palermo oltre che autore di diversi libri sulla mafia: La mafia in psicoterapia, Come cambia la mafia, Mafia e psicopatologia, La psicologia mafiosa. Un fondamentalismo nostrano, etc.
Capirete bene da chi ho avuto l’onore di avere rilasciata una intervista che mi pregio di portare alla vostra attenzione, anche se comprendo bene che uno smartphone non consenta una ottima qualità di video, come merita il quotidiano per cui scrivo e voi. Tuttavia, mi auguro che possiate apprezzare i contenuti e il modo in cui ho deciso di strutturare il mio delicato lavoro che ha, soprattutto, l’intento di diffondere notizie di qualità e la cui fonte, in questo caso, è rappresentata da una personalità di spicco, a livello internazionale, nello studio della psicologia mafiosa. Permettetemi di dire ad alta voce che il Professore Lo Verso si è prestato con una buona dose di fiducia, che spero sia stata ben riposta, vista la spinosità di questo plot ossia l’elaborazione del materiale narrativo emerso.
Nella prima parte dell’intervista, come potete ascoltare, il Professore ha parlato di psicologia mafiosa, facendo riferimento al fatto che ancora oggi gli dranghetisti dicono che la mafia non esiste e che è una cosa inventata dai giudici e così ci spiega com’è e che cos’è la mafia ovvero un sistema antropoetnico che diventa totalmente psichico con una trasmissione transgenerazionale.
Il mafioso nasce cento anni prima di venire al mondo, dice scherzosamente il Professore. In questo mondo, il concepimento del piccolo mafioso avviene un secolo prima della sua nascita. Da qui ci parla di bambino mafioso, dell’importanza dell’affidabilità, altrimenti sei morto, del fatto che comandari è megghiu ri futtiri e di indifferenza e fondamentalismo psichico. Bambini o adulti, se inaffidabili, non controllabili o utili per ottenere lo scopo di sottomettere, non sono persone. Per il mafioso, l’altro non esiste.
Riassumendo, il presente articolo sarà dedicato esclusivamente a dare luce alla voce del professore e nel prossimo metterò a fuoco i punti nodali di questo magico rendez-vous.
Vi suggerisco il mio precedente articolo il-linguaggio-mafioso-come-strumento-di-identificazione-di-gruppo/ per completare il quadro clinico che ho tentato di effigiare per voi. Mi raccomando, non perdete la prossima “puntata”!