Una condizione naturale, scontata, e persino riconosciuta come diritto costituzionale. La parità di genere, soprattutto in Sicilia, rischia di rimanere un dolce sogno proibito riposto in un cassetto. Poco importa che si tratti della sfera professionale, familiare o istituzionale. Nonostante il tema abbia oggi acquisito una crescente visibilità, catturando sempre più sensibilità, gli ostacoli restano ancora tanti. Un esempio lampante è il paradosso del ddl che mira all’eliminazione del divario retributivo di genere e incentiva il sostegno all’occupazione femminile, parcheggiato in Commissione Bilancio all’Ars nella vana speranza che si riesca a trovare finalmente una copertura finanziaria, dopo interminabili mesi di attesa (CLICCA QUI).
Audizioni e confronti portati avanti in Commissione Affari Istituzionali, dove il disegno di legge ha passato il primo step a pieni voti, rischiano di vanificarsi nel nulla. A mancare sono, infatti, 500mila euro utili per la copertura finanziaria, così poi da spedire la norma in aula. L’iter, dunque, è ancora molto lungo, ma il ddl sembra essersi incagliato in uno scoglio più grosso del previsto.

Tra chi aveva contribuito alla stesura del testo, individuando alcuni dei punti cardini c’è anche Elena Frasca, avvocato e presidente del Comitato pari opportunità di Ragusa, con la quale abbiamo commentato e analizzato la proposta di legge e i motivi per cui, oggi, è ancora al palo.
Il ddl tra “conciliazione” e “condivisione”
“Sono presenti misure volte a sostenere l’occupazione femminile, per cui vi sono strumenti che hanno come obiettivo di favorire la conciliazione dei tempi della vita professionale e privata. Non a caso – ha spiegato Frasca – nella parte iniziale del disegno di legge, al quale ho avuto la possibilità di apportare delle modifiche, con degli emendamenti che sono stati accolti, ho suggerito di inserire proprio all’articolo 1, accanto al termine “conciliazione” dei tempi di vita e dei tempi di lavoro anche il termine “condivisione”. E’ il concetto base, cioè quello di garantire un’equa distribuzione, anche delle responsabilità della cura familiare, tra donne e uomini“.
Riprendendo i concetti di “conciliazione” e “condivisione”, un ruolo fondamentale viene ricoperto dalla possibilità di “incentivare la realizzazione degli asili nido aziendali destinati alla cura e all’accoglienza dei figli dei dipendenti dell’azienda o dei gruppi aziendali o – ha aggiunto – anche voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting domestici o per le funzioni di caregiver, che solitamente sono ritenuti ad appannaggio femminile. Ma anche questa è una tradizione che ormai dovrebbe essere superata perché le incombenze della famiglia devono essere equamente distribuite tra donne e uomini“.
Gli strumenti per aiutare le donne lavoratrici
Due le misure introdotte e ritenute di notevole sostegno per le donne lavoratrici: l’Osservatorio sul mercato del lavoro per il contrasto alla discriminazione retributiva di genere e lo Sportello donna.
Quest’ultimo punta a “favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro per incentivare l’occupazione femminile e creare una piattaforma in cui far confluire il curriculum vitae di tute le donne lavoratrici che cercano un’occupazione, ma anche informare le donne su quelli che sono i criteri o le modalità di denuncia di possibili violazioni della parità retributiva“.
Lo Sportello donna potrebbe essere istituito a livello comunale. Previsione che lo accomuna anche all’Osservatorio, così da “costituire un punto di riferimento a livello locale per raggiungere in modo più diretto le lavoratrici – ha spiegato Frasca – tenendo conto delle peculiarità di ogni territorio“.
L’Osservatorio “avrebbe delle funzioni consultive e propositive per contrastare la disparità di genere. Al suo interno – ha precisato – è prevista la consigliera regionale di parità. Una figura importante, e dal mio punto di vista ancora poco utilizzata a livello regionale, viste le sue potenzialità notevoli. Al momento è stata da poco nominata la nuova consigliera regionale di parità, la collega Angela Galvano, che si sta spendendo molto per questa attività istituzionale“. A livello regionale vedrebbe la partecipazione dell’assessore regionale per la Famiglia, dei rappresentanti delle organizzazioni datoriali di categoria più rappresentative e delle associazioni che promuovono la parità di genere individuate sempre dall’assessorato alla Famiglia.
Capito corposo è quello che riguarda il sostegno all’imprenditorialità femminile “per incentivare l’uso della certificazione della parità di genere, strumento questo previsto anche a livello nazionale – ha aggiunto – da un’apposita legge nazionale varata nel 2021, in un periodo post pandemico allo scopo di incentivare l’occupazione femminile attraverso questo strumento che consente di poter misurare quella che è la rappresentanza di genere nelle aziende, ma anche nelle piccole e medie imprese, che sono l’asse portante dell’economia siciliana. Bisogna incentivare anche le imprese siciliane all’uso di questo strumento, anche perché a loro volta hanno la possibilità di accedere a dei benefici fiscali“.
Uno degli emendamento presentato da Elena Frasca e accolto è stato quello relativo alle misure per l’inserimento e il reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza. I primi tre commi dell’articolo sono frutto delle proposte avanzate dalla presidente del Cpo di Ragusa, il quarto, invece, è stato inserito dalla Commissione Affari Istituzionali. Tra le previsioni vi è il coinvolgimento degli enti locali, delle aziende sanitarie provinciali, delle associazioni e delle organizzazioni operanti nel settore del sostegno e dell’aiuto alle donne vittime di violenza e delle strutture di accoglienza presenti sul territorio regionale. E inoltre sono riconosciuti benefici alle imprese che assumono, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, donne vittime di violenza prese in carico dalle strutture di accoglienza o donne vittime di tratta.
Aaa cercasi copertura finanziaria
Ricomposti i pezzi del puzzle, cosa manca? Perché si fatica ancora a trovare una copertura finanziaria? Trovare una risposta è difficile.
Per la presidente del Cpo di Ragusa sarebbe riconducibile ad “una netta predominanza maschile presso l’Assemblea regionale siciliana e quindi, possibilmente, queste esigenze sono meno avvertite, anche se le leggi non mancano e anche se ultimamente c’è stato un altro intervento legislativo importante, l’emendamento che vede come primo firmatario il presidente della Commissione Affari Istituzionali Ignazio Abbate e firmato in maniera unanime dai componenti della stessa Commissione, la rappresentanza di genere nelle giunte comunali al 40%. Non si parla di quote rosa – ha evidenziato – ma semplicemente si tratta di rappresentanza di genere e dunque nessun genere può essere presentato in misura inferiore al 40%, con arrotondamento aritmetico. Nulla toglie che domani che il genere sottorappresentato sia quello maschile“.
“Il discorso è più profondo – ha spiegato Elena Frasca – perché va a intaccare quella che è la nostra base culturale, la nostra tradizione, il dna della nostra società, dove purtroppo è fortemente presente quella sorta di stereotipo anche dal punto di vista politico per cui quelle che sono le attività prettamente politiche sono ancora viste come ad appannaggio prevalentemente maschile. Ma solo livello pratico perché, poi, si tratterebbe solo di portare in esecuzione le leggi che sono state scritte. Questa credo sia la chiave di lettura del perché dopo circa due anni la Commissione Bilancio non abbia ancora trovato le risorse necessarie, considerando che la stessa legge prevede che si possa ovviare o fare riferimento ai fondi strutturali europei“.
Un problema culturale da combattere
L’abbattimento delle barriere culturali e degli stereotipi parte proprio dalla formazione e dalla scuola.
“Il disegno di legge – ha sottolineato Frasca – prevede anche una formazione in tal senso, azioni di orientamento, che parte dalle scuole per abbattere gli stereotipi legati alle discipline scientifico-tecnologiche, rafforzando le competenze tecniche e digitali. La formazione è fondamentale. Quello che si porta avanti, il discorso della parità retributiva, altro non è che un ulteriore esplicazione di un principio fondamentale del nostro ordinamento, il principio di uguaglianza, delle pari opportunità, l’articolo 3 della Costituzione che prevede l’uguaglianza sostanziale e la rimozione di tutti quegli ostacoli, legati al sesso, all’orientamento politico o a tutte le altre tipologie di ostacoli che possono di fatto pregiudicare l’uguaglianza tra uomo e donna“.
L’importanza rivestita dai Comitati pari opportunità
Frasca, infine, ha sottolineato il ruolo importante svolto dai Comitati pari opportunità: “I miei emendamenti sono stati rivolti anche per consentire l’inserimento di questi enti, di questi soggetti giuridici, all’interno delle politiche che facilitano le pari opportunità, perché i Comitati all’interno dei vari ordini professionali, ma anche a livello regionale e nella pubblica amministrazione, servono proprio a questo, a rendere ancora più significativo ed efficace il cammino delle pari opportunità all’interno delle pubbliche amministrazioni, delle aziende e degli ordini professionali. Il tema delle pari opportunità è presente in ogni ambito: professionale, familiare, nella vita istituzionale, nelle nostre pubbliche amministrazioni. Motivo per cui si è sentita l’esigenza di prevedere questi organi anche a livello legislativo“.
L’auspicio finale è che presso possa concretizzarsi anche un ulteriore passo avanti: un linguaggio inclusivo che includa e valorizzi il genere femminile. “Ritengo – ha concluso – sia fondamentale perché tengo molto ad un linguaggio rispettoso del genere e quindi tale anche all’interno, soprattutto, della pubblica amministrazione. Mi auguro che il disegno di legge riguardante la presenza femminile nelle giunte comunali venga implementato con un linguaggio ufficiale e rispettoso del genere perché anche quello dona visibilità alla presenza femminile“.