Sugli incendi in Sicilia non c’è pace, neanche quando il fuoco non viene appiccato.
Tra Crocetta e Curcio, il capo della Protezione Civile, ieri sono volate parole grosse con il secondo che ha rilasciato in una nota dichiarazioni pesanti all’indirizzo del presidente della Regione: «Crocetta continua a non voler comprendere e copre inefficienze regionali» e Crocetta che ha replicato puntando il dito contro lo Stato, dopo essere stato sentito dalla commissione Ambiente del Senato.
A chi giova che il capo della Protezione Civile e il governatore di una regione falcidiata ogni anno dagli incendi non si capiscano per niente nel bel mezzo del problema?
Qualche settimana fa un’altra incomprensione tra i due aveva segnato, a mezzo stampa, la saturazione di chi proprio mal si sopporta.
In occasione infatti della ricognizione che viene fatta regione per regione dei mezzi aerei, Crocetta aveva diramato una nota specifica e Curcio aveva risposto con una piccata precisazione sulle presunte inesattezze contenute in dettaglio. Alla base della nota di Curcio non c’era la volontà di usare la matita blu, ma piuttosto quella di chiarire che verso la Sicilia, rispetto ad altre regioni, a parità di emergenza, non c’era un occhio di riguardo con una maggiore dotazione di mezzi.
E ieri Curcio ha aggiunto: «Sono le Regioni e le Province Autonome ad avere il compito di programmare e attuare le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, che significa ricognizione, sorveglianza, avvistamento, allarme e spegnimento con mezzi da terra e aerei, adottando un piano regionale che deve essere aggiornato annualmente».
Inutile continuare a cercare di coprire inefficienze regionali dietro a fantomatiche mancanze statali, l’affondo finale del capo della Protezione Civile.
Quanto sbaglia Crocetta ad alzare la voce e quanto ci mette Roma e sbarazzarsi dell’impaccio della questione?
Le carte in regola della Sicilia in materia di organizzazione e ottimizzazione dei servizi antincendio sono tutte da dimostrare. In questi anni il governo siciliano ha solo abbozzato tentativi di allargare una visione sul problema, che per forza di cose coinvolge scelte di lungo periodo, risorse strutturali, scelte di uomini e limiti e da superare.
Non si può ridurre tutto a chi compra i mezzi e gli aerei, se siano pubblici o privati e chi fa cosa.
L’emergenza che in Sicilia, più che in altre regioni, viene eletta a regola di gestione, oltre ogni circostanza, finisce per intera sulla pelle dei siciliani.
Il governo siciliano ha solo pensato una riforma dei forestali che fosse compiuta in sé. Ha carrozzoni come l’Esa che la politica non riesce a rifunzionalizzare e che potrebbero dare un contributo in termini di bonifica dei territori.
Ha mezzi e risorse limitate, ma quel che peggio, una classe politica che non va vergognosamente da mesi in parlamento e che, di tanto in tanto, fa finta di approvare qualcosa.
Se non si dà corso alle cose, la colpa non è degli altri
Con queste premesse, anche quando non si hanno tutte le colpe, non si può alzare la voce. Si fa solo brutta figura.