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La Sicilia non è una regione per giovani: terza in Europa per Neet

venerdì 15 Settembre 2017

Che la Sicilia non sia una terra per giovani è abbastanza risaputo, anche da chi non ci ha messo mai piede. Basta leggere le statistiche sull’esodo annuale di under 30 che ogni anno lasciano l’Isola in cerca di fortuna. Le città del Nord e le capitali europee sono piene di siciliani. Ma che sia la terza regione europea per numero di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano (Neet), con il 41,4%, fa davvero impressione.

La triste classifica viene fuori dal Regional Yearbook pubblicato ieri dall’Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea. Peggio soltanto la Guyana francese (44,7%), un dipartimento dello Stato transalpino che si trova nell’America meridionale, e la regione bulgara di Severozapaden (46,5%). Come a dire: siamo proprio messi male. Sulla stessa scia anche il dato nazionale, che si attesta al 26%, il più altro tra i Paesi Ue.

Se si punta lo sguardo all’interno dei confini nazionali ci si rende conto che il divario con le regioni del Nord è ragguardevole. L’Emilia Romagna e il Veneto si fermano rispettivamente al 15,8 e al 16%. Quella più a misura di giovani è la Provincia autonoma di Bolzano con il 10,2%.
Ma la situazione appare in tutta la sua drammatica anche a confronto con le altre regioni del Sud Italia. Basti pensare che la percentuale rilevata in Sicilia supera di quasi 5 punti la media del 36,6% calcolata nel Mezzogiorno.

Come se non bastasse questi dati fanno il paio con quello dei giovani laureati che in Italia non riescono a trovare lavoro. Nella Penisola, infatti, solo il 44,2% dopo la laura trova un’occupazione, contro una media europea del 71,4%. Ancora peggio nel Meridione dove la percentuale scende al 26,7%. Alla luce di questi numeri è facile ipotizzare lo scarso valore che le nuove generazioni attribuiscono all’istruzione e alla formazione.

Di certo però non si può imputare la colpa di tutto ciò nè ai giovani nè alle loro famiglie. Quanto emerge dal rapporto certifica il fallimento delle politiche giovanili messe in campo in questi anni. Dalla “Buona scuola”, al Piano Garanzia giovani, al Job Act, varati dal governo nazionale, alla riforma della formazione professionale e al Piano Giovani, voluti da quello regionale, i risultati ottenuti hanno disatteso le aspettative e tradito le speranze di futuro di centinaia di migliaia di ragazzi.

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