Confermata la visita a Messina del Dalai Lama nonostante le proteste del governo cinese. La scorsa settimana un paio di emissari di Pechino avevano chiesto al sindaco della città dello Stretto di annullare l’appuntamento e chiudere le porte alla massima guida spirituale del Buddhismo tibetano. Il tutto, nonostante (come ha recentemente riportato Amnesty International) in Tibet i diritti umani continuino ad essere spesso violati nel quasi totale silenzio della comunità internazionale.
Renato Accorinti, da canto suo, tira avanti in barba alle minacce di ritorsioni e di “gravi ripercussioni sul turismo e sulle attività commerciali gestite dai cinesi”. E anzi rilancia. Ai diplomatici di Pechino ha opposto un secco no e, giusto per far capire come la pensava, li ha ricevuti nel suo ufficio, in cui fanno bella mostra la bandiera tibetana e una foto del Dalai Lama. E ovviamente, con addosso l’immancabile maglietta con la scritta “free Tibet”. Raccontare le facce fatte dai membri della delegazione cinese è impossibile, ma quel che è certo che il gruppetto ha lasciato il municipio con la coda fra le gambe, dopo avere incassato un netto rifiuto alle proprie richieste.
“Non mi faccio fermare da nessuno – spiega Accorinti a ilsicilia.it – anche perché io sono amico del popolo cinese e rispetto la cultura millenaria di questo Paese, ma non posso far finta che non esista la repressione contro il Tibet che dura da settant’anni”.
“Il Dalai Lama ha rifiutato la carica politica, mantenendo soltanto quella spirituale. Non rivendica nemmeno più l’indipendenza del Tibet, ma solo l’autonomia. Ospitarlo è giusto, nel nome della libertà religiosa, dei diritti umani e del rispetto della cultura tibetana che rischia di scomparire. Non è una questione interna alla Cina, perché il Tibet è un problema mondiale, come lo sono i rapporti fra Palestina e Israele o come lo fu il muro di Berlino, simbolo della divisione fra le due Germanie.
Accorinti è un fiume in piena e non usa mezzi termini nemmeno sulla visita in Cina del Capo dello Stato Sergio Mattarella, nella quale grande assente è proprio il tema del rispetto dei diritti umani: “C’è chi si volta dall’altro lato quando si parla di diritti umani in Cina, che con la forza del business fa chiudere la bocca a tutti. Io ho questo brutto difetto di essere coerente. Ci sono altri che quando hanno la Cina davanti si cagano addosso e non parlano più di diritti umani. Io me ne fotto e continuo a parlare di Tibet”.
E ancora: “Non si può mettere la testa sotto la sabbia, perché c’è un genocidio in corso. Hanno ucciso un milione duecentomila persone su sei milioni. Sono stati distrutti seimila monasteri. Sono amico del popolo cinese, ma sono vicino al popolo del Tibet che soffre”.
Morale: i preparativi per la visita del Dalai Lama a maggio vanno avanti, in barba ai desiderata della Cina. Un appuntamento, peraltro, che (al contrario di quanto paventato dai due emissari cinesi guidati dal capo dell’ufficio politico dell’ambasciata di Pechino in Italia) porterà a Messina migliaia di turisti. Sono, infatti, previsti tantissimi visitatori, attratti dalla massima autorità spirituale del Buddhismo tibetano, già premio Nobel per la Pace.