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Lampedusa, tragedia in mare: 8 cadaveri trovati in barcone, disperso neonato di 4 mesi

venerdì 3 Febbraio 2023

Sarebbero morti di fame e di freddo i 5 uomini e le 3 donne, una delle quali in avanzato stato di gravidanza, che sono stati ritrovati ieri sera dalla motovedetta Cp324 della Guardia costiera che ha effettuato il soccorso di un barcone a 42 miglia da Lampedusa, in acque Sar Maltesi. A riferirlo ai soccorritori prima e alla polizia dopo, non appena giunti all’hotspot di contrada Imbriacola, sono stati i 42 migranti superstiti. Tutti erano bagnati fradici, infreddoliti e disidratati. I migranti hanno raccontato ai mediatori culturali di essere partiti da Sfax, in Tunisia, alle ore 3 di sabato scorso con l’imbarcazione di 6 metri dopo essere stati per mesi rinchiusi in una safe house di Mahdia. Le salme di chi non è riuscito ad arrivare vivo a Lampedusa sono state portate, dopo lo sbarco al molo Favarolo, nella piccola camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana dove dovranno essere sottoposte ad ispezione cadaverica.

Ci sono anche due dispersi, secondo quanto raccontato dai migranti soccorsi dai militari della Guardia costiera in acque Sar Maltesi, a 42 miglia da Lampedusa. I superstiti hanno riferito che sul barcone c’era una donna con il suo neonato di 4 mesi che, a causa del freddo, è morto durante il viaggio e la madre, per disperazione, lo ha gettato in mare. Un uomo s’è tuffato in acqua sperando di recuperare il corpo del neonato, ma sarebbe annegato fra le onde. Anche la madre del piccolo è morta poche ore dopo aver gettato in acqua il suo bambino. Ed il suo cadavere, così come quello degli altri sette compagni di viaggio, è stato lasciato all’interno dello scafo.

Il barcone soccorso era stato avvistato da un peschereccio tunisino che si trovava fra l’Italia e Malta. I pescatori subito hanno richiesto, alle autorità marittime, i soccorsi, spiegando via radio che a bordo vi era probabilmente un cadavere. Trattandosi di acque Sar Maltesi, i soccorsi sono stati delegati a Malta. Solo nel tardo pomeriggio è stata formalizzata la richiesta al comando generale della Capitaneria di porto di Roma che ricevuta la richiesta di aiuto da Malta ha inviato la motovedetta Cp324.

La Procura di Agrigento, con il reggente Salvatore Vella, ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla nuova tragedia del mare. Le ipotesi di reato, al momento a carico di ignoti, sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. I pm, attraverso le forze dell’ordine presenti sull’isola, stanno raccogliendo informazioni su quanto è accaduto su quel barcone di 6 metri partito da Sfax. Nelle prossime ore verranno ascoltati 41 dei 42 superstiti che sono ospiti dell’hotspot di contrada Imbriacola. I sopravvissuti (fra cui 10 donne e un minore), originari di Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Camerun, Burkina Faso e Niger, sono sbarcati durante la notte al molo Favarolo.

Nel frattempo sono arrivati a quasi 200 i migranti sbarcati, fra la notte e l’alba, a Lampedusa dopo che tre diversi barconi sono stati agganciati dalle motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria. I 156 che erano sulle tre imbarcazioni si aggiungono anche i 42 il cui barchino è stato soccorso, in acque Sar Maltesi, con a bordo anche 8 cadaveri. Sul primo natante, c’erano 38 persone (11 donne e 4 bambini) che hanno riferito di essere originari di Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Gambia e Guinea. Sul secondo erano in 82 (14 donne e 5 minori), mentre sul terzo c’erano 36 migranti (5 donne e 1 minore). Tutti, secondo quanto riferito, sono partiti da Sfax in Tunisia, e tutti hanno parlato di una safe house a Mahdia.

I quattro diversi gruppi sono stati portati, dopo i primi controlli sanitari effettuati direttamente a molo Favarolo, all’hotspot di contrada Imbriacola dove, al momento, sono presenti 282 ospiti. Appena ieri sera erano invece 46.

“Non abbiamo più risorse, non abbiamo personale, non abbiamo più le forze per far fronte a questa emergenza senza fine. Roma smetta di usare Lampedusa come pomo della discordia e assuma decisioni immediate. Il Comune non può più fronteggiare quest’odissea. Se Roma continuerà soltanto con le promesse, per avere risposte concrete ci rivolgeremo a Bruxelles”.

Filippo Mannino

Lo ha detto il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, che dopo una nottata trascorsa ad avere notizie sull’ultima tragedia del mare con otto morti e due dispersi, è alle prese con il trasferimento delle 4 salme, fra cui quella di un bambino, che da settimane sono nella camera mortuaria del cimitero.

“Ringrazio gli uomini della Capitaneria e della Guardia di finanza, uomini dello Stato che fanno un lavoro incessante e lodevole, salvando vite anche nella zona Sar Maltese dove ci sono altri che ignorano le richieste di soccorso e di aiuto” ha sottolineato il sindaco. “Rivolgo un appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il Governo non ci lasci da soli a gestire quest’immane tragedia. Aiutateci, in questo modo non riusciamo più a gestire questa emergenza infinita” è tornato a ripetere Mannino.

 

“E’ necessario, indispensabile, che le istituzioni si interessino a questa terra. Nella camera mortuaria, dopo l’arrivo delle ultime 8 la scorsa notte, ci sono 12 bare, ammassate una sopra l’altra. E sono lo specchio del fenomeno immigrazione. A vederle sembra proprio che nessuno delle istituzioni si interessi e faccia niente”. Lo ha detto don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa, che soltanto in mattinata, prima di dire messa, ha appreso dell’arrivo, durante la notte, di altre 8 salme. “Serve dare dignità a queste personeha aggiunto don Carmelo – . Non ce la possiamo prendere con il sindaco perché non è lui che può accelerare il trasferimento di queste povere persone. Lo stanzino è troppo piccolo e non ci sono altri posti dove collocare le bare. Si tratta di una stanza non refrigerata e c’è una puzza incredibile perché alcune salme sono in decomposizione. Tante volte abbiamo segnalato, ma nessuno fa niente e qua ci si sente abbandonati a noi stessi”.

“Si parla, si parla, mentre si verificano tragedie su tragedie. Abbiamo bisogno di vicinanza concreta e non di parole. Serve che le istituzioni diano una mano d’aiuto al sindaco Mannino perchè così non si può veramente andare avanti” continua sempre il parroco. “La comunità di Lampedusa, sempre in prima linea nell’emergenza e sempre pronta ad accogliere i meno fortunati, rischia di sprofondare nell’indifferenza. E’ terribile assistere a questi drammi, ma nessuno di noi – ha aggiunto – può fare nulla. E ogni volta quando gira la notizia che ci sono sbarchi in corso, il sospiro di tutti è uno soltanto: speriamo non ci siano morti. E questo anche perché siamo tutti consapevoli che qui non ci sono le condizioni per dare dignità alle salme”.

Don Carmelo, assieme ad alcuni fedeli, in mattinata ha raggiunto la camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana: “Lo faccio sempre, senza renderlo noto. Lo faccio per andare a dare una benedizione alle salme, non posso fare altro. Serve – ha concluso, ribadendo, – che le istituzioni si interessino di noi, di questa terra dove è sempre più complicato vivere e di queste persone che vivono drammi e tragedie”.

Quattro delle 12 salme, fra cui quella di un bambino presenti nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, questa sera lasceranno Lampedusa e con il traghetto di linea raggiungeranno Porto Empedocle da dove andranno poi in alcuni comuni della provincia per la sepoltura. Due bare verranno tumulate al cimitero di Comitini, una ad Agrigento e un’altra a Joppolo Giancaxio.

“I documenti erano prontiha fatto sapere il sindaco delle Pelagie, Filippo Manninoma non si riusciva a trovare disponibilità nei cimiteri agrigentini. Oggi finalmente è stata trovata la soluzione”. A lamentare la situazione delle 12 bare accumulate una sull’altra nella camera mortuaria del cimitero dell’isola oggi è stato don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa, che aveva chiesto che venisse data la giusta dignità a queste sfortunate persone.

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