Settimana a Sala d’Ercole all’insegna delle novità.
Tra le mura di Palazzo dei Normanni, almeno in aula, si preannuncia un clima più sereno, mentre parallelamente andranno in scena le ultime battute in II Commissione Bilancio, presieduta da Dario Daidone, per la composizione del testo definito della manovra quater.

Archiviato il Defr, Documento di economia e finanza regionale per gli anni 2026-2028, adesso il calendario, programmato nel corso della prima riunione dei capigruppo post pausa estiva, prevede due punti principali all’ordine del giorno: martedì 23 l’elezione di un componente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per la Regione Siciliana; mercoledì 24 il parere sul disegno di legge costituzionale di modifica dello Statuto Speciale dal Senato, che concerne l’incompatibilità tra la carica di assessore regionale e l’ufficio di deputato regionale. Proprio su quest’ultimo sono puntati i riflettori: incassato l’ok finale da Roma, la riforma potrebbe rappresentare un’importante modifica per il Parlamento siciliano.
Cosa prevede il ddl
In questi giorni, quindi, la Commissione parlamentare speciale per l’esame dei disegni di legge di modifica dello Statuto, della legge statutaria e delle proposte di norme di attuazione da parte del Governo regionale, presieduta da Michele Mancuso, si candida ad essere una delle Commissioni maggiormente protagoniste.
La discussione ha preso il via la scorsa settimana con la fase di istruttoria e proseguirà con la relazione, prima di essere trasmesso in aula, che si esprimerà attraverso una delibera non legislativa.

Ma cosa prevede il ddl? La proposta, di iniziativa dei senatore Lucio Malan e Maurizio Gasparri, rispettivamente di Fratelli d’Italia e Forza Italia, e trasmessa lo scorso agosto dal Governo nazionale, introduce la figura del consigliere regionale supplente, modificando il comma 3 dell’articolo 9 dello Statuto, il primo della II Sezione e che disciplina la figura del Presidente della Regione e la sua giunta.
Il disegno di legge, come si apprende dal testo, nasce per la “necessità di garantire un più bilanciato e congruente sistema di separazione della funzione legislativa da quella esecutiva, attraverso un’aggiornata configurazione della dinamica di relazione istituzionale tra gli stessi organi della Regione, in grado di assicurarne la maggiore efficacia e funzionalità“.
Un sistema che non esordisce in Sicilia, ma che in realtà è stato già rodato in altre Regioni, come Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. E non senza polemiche sui costi che ne sono conseguiti. Proprio quest’ultimo aspetto dovrà essere disciplinato da un’apposita legge regionale per stabilire lo status giuridico ed economico dell’assessore durante il periodo di sospensione dall’ufficio di deputato regionale.
L’introduzione del deputato regionale supplente non porterà solo una ventata di novità, ma inevitabilmente lascerà dietro di sé la necessità di studiare nuove riforme, come quelle relative alla legge elettorale.
Come cambierà lo scenario siciliano
Chi assumerà il ruolo di assessore non potrà dunque ricoprire anche quello di deputato, anzi, avrà alle spalle un “supplente” pronto a subentrare. Per l’esattezza, in totale ne saranno previsti dodici, uno per ogni componente della giunta. Qualora Sala d’Ercole dovesse dare parere positivo l’attuazione non sarebbe immediata. L’iter, infatti, è ancora parecchio lungo. Il ddl dovrà incassare il disco verde di Camera e Senato. La legge, in quanto disciplina attuativa del principio inserito nello Statuto, non sarà sottoponibile al referendum confermativo.
Ma passiamo all’atto pratico, per capire meglio come funzionerebbe il nuovo sistema.
Ad oggi, la giunta Schifani conta sette assessori che ricoprono contemporaneamente il ruolo di deputato regionale: Nuccia Albano (Famiglia, Politiche sociali e Lavoro), Elvira Amata (Turismo, Sport e Spettacolo), Alessandro Aricò (Infrastrutture e Mobilità), Andrea Messina (Autonomie locali e Funzione pubblica), Edy Tamajo (Attività produttive), Mimmo Turano (Istruzione e Formazione professionale) e Giusi Savarino (Territorio e Ambiente). Otto qualora dovesse essere confermato il ritorno di Luca Sammartino all’Agricoltura, dopo le dimissioni di Salvatore Barbagallo.
In un’ipotetica simulazione, allo stato attuale, quindi, l’Ars conterebbe sette deputati supplenti all’attivo. E proprio il caso Sammartino (assessore, poi solo deputato e nuovamente assessore) potrebbe essere preso d’esempio per regolare al meglio lo status della nuova figura.
Mancuso: “Opportunità istituzionale e politica”
Ma come stanno procedendo i lavori in Commissione? A spiegarlo è stato il presidente Michele Mancuso.

“Il deputato supplente è un’opportunità per dare sempre più un ruolo di interesse e di importanza a chi esercita la politica su un territorio. Il lavoro condotto dal presidente Schifani, per portarci finalmente a discutere di questa nuova figura, è fondamentale – ha dichiarato il deputato di Forza Italia – e lo sarà ancora di più nel proseguo, quando, appunto, si intraprenderà l’iter parlamentare, dove l’interlocuzione con il presidente della Regione, chiaramente, diventa importantissimo“.
“È chiaro che, come anche qualcuno degli altri colleghi deputati auspica, ci siano altre modifiche statutarie. Sono necessarie e nella qualità di presidente – ha aggiunto l’esponente forzista – mi sono anche preso l’impegno di portare, non appena saremo pronti, anche una modifica statutaria più complessa e più ampia, per migliorare lo Statuto e renderlo sempre più moderno”.
“E’ una grande opportunità – ha concluso Mancuso – sia da un punto di vista istituzionale, sia da un punto di vista politico, perché dà più motivazione ai candidati di una lista perché sanno che hanno questa chance, cioè quella di avere un primo eletto che magari va a fare l’assessore e il secondo eletto che si può giocare la partita di andare a fare il parlamentare al pari dell’altro“.
Varrica: “Figura compromessa dalla sudditanza”
C’è anche chi solleva dei dubbi, come Adriano Varrica, vicepreside e deputato del Movimento 5 Stelle, che ha trasmesso in Commissione il suo parere negativo.

“L’istituzione della figura del deputato regionale supplente – ha spiegato il pentastellato – comporterebbe un potenziale bacino di dodici parlamentari di maggioranza (su 70 totali) il cui mandato risulterebbe fortemente compromesso da una forma inevitabile di sudditanza connessa alla minaccia, implicita o esplicita, che l’assessore pro tempore oggetto del subentro possa dimettersi in presenza di un deputato supplente non in linea coi desiderata politico-parlamentari della maggioranza e del Governo regionale“.
Varrica ha inoltre sottolineato come “non vi è alcuna motivazione democratica rilevante, mentre l’argomento più ripetuto attiene alla possibilità di motivare candidati durante la fase elettorale, motivazione connessa ai giochi e alla dinamiche delle forze politiche. Sarebbe invece un bel segnale di serietà istituzionale – ha concluso – prevedere piena incompatibilità dell’assessore regionale con la figura del deputato regionale, facendo in maniera tale che chi decide di assumere l’onore, tale dovrebbe essere, di fare parte del Governo regionale rinunci a qualsiasi “paracadute” perché convinto di poter operare seriamente e convintamente per il bene della nostra terra“.