Se le città in queste ultime settimane sono deserte, i paesi dell’entroterra siciliano pagano il prezzo più alto dell’isolamento umano e culturale. La nostra vita sociale si è fermata, azzerata, ma nonostante ciò tutto continua con le sue gioie e le sue delusioni. La storia che vi racconto oggi, somiglia a quella di tanti studenti universitari che dopo anni di studio non potranno laurearsi in maniera “normale”, non in questo momento storico.
Questo “qualcosa” di sconosciuto che irrompe costringendoci a nuove abitudini ha il sapore della delusione e del paradosso.
Conosco Antonio Polizzi da quando è nato. La sua famiglia conosce la mia da sempre. Il filo rosso che unisce le parentele nei momenti più brutti e in quelli più belli.Ad Alimena è così.
Antonio è un giovane talentuoso, uno studente modello che pochi giorni fa si è laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti, 110 su 110 e lode e la menzione della sua tesi “La prova scientifica nel procedimento penale: il punto dell’anali del Dna”. Relatrice della tesi Lucia Parlato, docente di Diritto processuale e penale, correlatore Gregorio Seidita, docente di genetica medica e forense, entrambi presso l’Università degli Studi di Palermo. Un lavoro di quasi quattrocento pagine pieno di passione, riflessione e ricerca.
Antonio si è laureato nel suo salotto di casa, ad Alimena in provincia di Palermo, in video conferenza circondato dall’emozione dei suoi genitori e del fratello che naturalmente sognavano questo momento in maniera diversa, e per tutti gli altri, amici e parenti, un link sul computer per seguire la discussione della tesi e la proclamazione. Codici incomprensibili che però accorciano le distanze e ci fanno sentire meno soli.
Perché il senso del rispetto,per sé e per l’altro, parte proprio da questo: attenersiscrupolosamente alle regole. L’abitazione di Antonio infatti non è stata raggiunta dai familiari più vicini che per altro vivono davvero a pochi metri di distanza né dalla fidanzata che per assistere alla laurea avrebbe dovuto spostarsi da Gangi contravvenendo alle ultime disposizioni nazionali in materia di covid19.
Come se le emozioni si potessero distillare e proiettare nel futuro. Ma in questo momento abbiamo tutti bisogno di farlo, di pensare ad una festa che faremo, ad abbracci che doneremo, a parole che non avremmo mai pensato di dire. Ad un brindisi alla vita che è solo rimandato.
Raggiungere con il pensiero e con le parole gli affetti distanti, anche quelli che ci hanno lasciato per sempre significa riconnettersi con la propria anima, iniziare un viaggio con noi stessi così come ha fatto Antonio, scegliendo di dedicare la sua tesi di laurea anche alla nonna scomparsa da qualche mese.
Ed anche questa è una scelta emblematica ed elegante. Proprio in questi giorni così difficili in cui tanta gente, soprattutto anziani, perdono la vita per il covid-19, il ritorno all’amore dei nonni è un messaggio straordinario e dolcissimo.
E questo rispetto delle regole senza indugi, che la famiglia Polizzi ha mostrato, mi piace pensare che arrivi da lontano, direttamente dalla Lombardia dove il cugino di Antonio da anni lavora come maresciallo dei Carabinieri e dove in queste ore si trova in prima linea per garantire la salute pubblica e il rispetto delle norme.