E’ tranchant la motivazione con la quale il gup Guglielmo Nicastro ha condannato l’ex deputato regionale dell’Ncd Francesco Cascio a due anni e otto mesi per corruzione. L’ex presidente dell’Ars, proprio dopo questa condanna ha dovuto lasciare lo scranno di sala d’Ercole. Le motivazioni sono state depositate giovedì scorso a circa tre mesi dalla sentenza emessa il 21 ottobre. “Può ritenersi dimostrato, con certezza – scrive il giudice – al di là di ogni ragionevole dubbio, che Francesco Cascio, nella seconda metà del 2001, allorquando aveva già assunto le funzioni di assessore al Turismo, siglava un accordo corruttivo con l’imprenditore Giuseppe Lapis, avente a oggetto il compimento in favore del gruppo di imprese da questi diretto, l’Enotecna srl, di atti del suoi ufficio, tutti miranti a garantire il finanziamento delle opere di realizzazione del resort Baglio delle vacanze e del tempo libero”.
I fatti contestati risalgono al 2002 e fino al 2010. Secondo quanto ricostruito dai pm Cascio, mentre era assessore al Turismo e vicepresidente della Regione nel governo Cuffaro (2001-2004), avrebbe consentito a una società titolare di un resort e di un impianto sportivo adibito a campi da golf di ottenere fondi europei. In cambio avrebbe ricevuto “lavori” e “servizi” per la costruzione di una villetta a Collesano, nei pressi dello stesso resort. Cascio avrebbe agito “in concorso” con altri due ex dirigenti regionali, Agostino Porretto e Aldo Greco, che hanno scelto il rito ordinario.
“La correlazione tra gli atti contrari ai doversi d’ufficio, compiuti, il denaro e le altre utilità ricevute dall’imputato – scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza – risulta davvero piena e stretta, sia in termini logici che cronologici, tenuto anche conto della medesima direzione finalistica tanto dei primi quanto dei secondi, giacché questi ultimi risultano tutti all’evidenza volti ad assicurare in definitiva il vantaggio patrimoniale dell’acquisito del terreno, della realizzazione e del godimento di una villa nelle immediate adiacenze del resort di proprietà della società dei Lapis sino al giugno 2010”.
Secondo l’accusa, Cascio avrebbe usufruito di “5.200 euro corrisposti da Ecotecna per la stipula di un atto preliminare di vendita; realizzazione delle opere di sbancamento e movimento terra preliminare alla realizzazione della villa, eseguite da una ditta individuale e fatturate da Ecotecna; riconoscimento a titolo gratuito a Cascio e alla moglie dello status di soci onorari del Golf Club ; realizzazione, a cura di imprese riferibili a Lapis, degli impianti della villa, l’attività di manutenzione (anche del giardino); acquisto e installazione, da parte di Ecotecna, del cancello automatico; messa a disposizione di personale Ecotecna, con assunzione del relativo costo, per l’esercizio di attività di guardiania e sorveglianza“.
“Preme rimarcare – conclude il giudice – che la contrarietà degli atti ai doveri d’ufficio non è stata qui, né semplicemente inferita né desunta in via gravemente presuntiva dalla fitta e pluriennale serie di utilità illecitamente ricevute dall’imputato, ma ha trovato un elevato, preciso e pieno suffragio probatorio nelle plurime e gravi anomalie che inficiano i provvedimenti in questione”.