La giostra delle promesse e delle crociate (pro e contro) sul Ponte sullo Stretto ha ripreso a girare. Come da copione, a 24 giorni dal voto delle Regionali, i candidati alla presidenza della Regione mettono nel calderone delle promesse di quel che – a seconda dei casi – si dovrà fare o che verrà bloccato, anche il Ponte per collegare le due sponde dello Stretto.
E il Ponte sullo Stretto, stando alle promesse d’autunno, è un obiettivo nell’agenda del candidato del centrodestra Nello Musumeci, come confermato nelle scorse ore a Messina anche dal senatore di Forza Italia Renato Schifani. “Dalla vittoria del Centrodestra in Sicilia – ha dichiarato Schifani – ripartirà anche il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Il governo Berlusconi – ha proseguito – aveva progettato e realizzato tutta la fase pregressa, aveva creato la Società Ponte sullo Stretto e si erano trovati anche i fondi” ma “il governo di Romano Prodi, in appena una settimana, ha azzerato tutto. Dobbiamo ripartire da questa grande opera fondamentale per il rilancio della Sicilia e della Città metropolitana di Messina e, vincendo a Roma e in questa regione – ha concluso il senatore azzurro – finalmente la realizzeremo”.
Un sì tanto convinto quanto cauto al Ponte è arrivato da Fabrizio Micari, che si è detto favorevole ma sull’argomento non vuole (o non può?) sbilanciarsi troppo perché nel Pd e nel centrosinistra c’è anche chi è sempre stato contrario al Ponte sullo Stretto e a suo tempo ha avversato l’iter allora avviato dal Governo Berlusconi. “Il collegamento fra la Sicilia e la Calabria è un’opera fondamentale e strategica”, ha dichiarato Micari. Ancor più interessante, in effetti, si fa il discorso se lo si proietta in ambito nazionale, dove Matteo Renzi, da tempo, ha fatto inversione a U sul Ponte, lo promette e lo vuole, e a Palazzo Chigi qualcuno sussurra che della questione il “Parolaio bianco” (così qualche dissidente di sinistra ha ribattezzato l’ex premier) abbia già concordato qualcosa in prospettiva con Silvio Berlusconi, specie se con la nuova legge elettorale i due dovessero ritrovarsi poi a governare insieme.
Contraria al Ponte, invece la Sinistra di Claudio Fava, secondo cui l’opera “è fondamentale e strategica solo per finire sui Tg ma i siciliani non lo vogliono”. Anche il Movimento 5 Stelle non ritiene il Ponte una priorità. “Prima di parlare del ponte abbiamo bisogno di strade efficienti, della Ragusa-Catania, della Agrigento-Palermo, della Siracusa-Castelvetrano. E soprattutto di forti investimenti sulle rete ferroviaria”, ha detto Giancarlo Cancelleri.
Ricordiamo che lo scorso settembre ilSicilia.it pose ai suoi lettori il quesito “Ponte sullo Stretto o Ferry Boat?” e una settimana (dal 1 al 7 settembre) oltre 2.200 persone hanno espresso un’opinione che ha visto prevalere ampiamente il sì al Ponte con il 69,36% (1530 voti), mentre il ferry boat si è fermato al 30, 64 (676 voti).
Se il dopo Crocetta sarà un Governo contrario al Ponte, allora la storia è già scritta e resta poco o nulla da aggiungere sul tema. Se invece, oltre il furore apotropaico delle promesse elettorali, il prossimo Governo siciliano dovesse essere favorevole al Ponte, c’è da chiedersi chi potrà poi avere la determinazione e la concretezza di andare fino in fondo per realizzare sul serio l’opera.
Diverse e discordanti sono da tempo immemore le analisi volte a comprendere se il Ponte sullo Stretto rappresenti o meno un buon investimento per questa terra, ed indubbiamente c’è da fare i conti con il dramma permanente della pessima viabilità delle arterie che conducono allo Stretto e si dipanano in modo imbarazzante tra le province siciliane. Ma la necessità di abbattere i tempi di attraversamento stabile tra le due sponde, dagli attuali 45 minuti fino ad arrivare ad alcune ore nei casi peggiori (compresi i tempi di attesa all’imbarco), è una riflessione ormai ineludibile. Senza dimenticare le futuribili dinamiche e le prospettive economiche legate di riflesso al corridoio Berlino-Palermo e ai relativi incroci e turistici.
In ogni caso, è arrivato il momento di spingersi oltre quella soglia dell’immobilismo che non porta da nessuna parte, tenere conto che non può più prevalere la logica speculativa o affaristica del cemento, ma nemmeno quella dell’eccesso di ambientalismo. C’è da superare la condizione di isolamento in cui è stata fatta sprofondare un’isola piena di risorse e di grandi potenzialità come la Sicilia, zavorrata e mortificata dalla pochezza della sua classe politica, e c’è da stoppare una serie di offese alla dignità dei siciliani come l’effetto boomerang in atto anche con i prezzi esorbitanti dei collegamenti aerei.
Forse il Ponte è destinato a rimanere fantascienza, ma non c’è realtà peggiore di una terra che non sa guardare al domani con gli occhi del progresso.
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