Corsi universitari e di formazione sul tema delle mafie, realizzazione di video e articoli giornalistici sull’antimafia, una notte bianca in cui attori, fotografi e musicisti parleranno di legalità, impegno sociale e memoria. E ancora l’analisi dei risultati di un questionario per gli studenti di Milano e Pavia sulla conoscenza e la percezione dei fenomeni mafiosi e una serie di incontri con detenuti minorenni e alunni di scuole di quartieri disagiati.
Sono solo alcuni dei progetti presentati dagli studenti dei 15 Atenei italiani che hanno partecipato al bando del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca e della Fondazione Falcone per “Le Università per la Legalità 2019”.
In Sicilia, hanno partecipato l’Università degli Studi di Enna “Kore” e l’Ateneo di Palermo con il progetto dal titolo “UNIPA non dimentica V edizione – Una notte per non dimenticare: un viaggio tra memoria e legalità”.
Lavori, idee, iniziative sono state illustrate dai ragazzi nell’Aula Magna dell’Università di Genova, Ateneo capofila della manifestazione in una due giorni che si concluderà domani 3 maggio. Le Università per la Legalità, giunte alla terza edizione, sono organizzate dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca e dalla Fondazione Falcone, d’intesa con il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.
Tema scelto per quest’anno è la Convenzione di Palermo: l’eredità di Giovanni Falcone, argomento a cui si ispira anche la cerimonia commemorativa del XXVII anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio organizzata per il 23 maggio a Palermo.
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (Convenzione di Palermo), primo strumento giuridico a fornire basi comuni a tutti i Paesi nel contrasto al crimine organizzato,fu firmata da 189 nazioni nel capoluogo siciliano a dicembre del 2000. Un traguardo fortemente voluto da Giovanni Falcone, che, già nei primi anni ‘80, aveva intuito l’importanza della cooperazione investigativa e giudiziaria internazionale nella guerra a mafie ormai globali.
Alla rete delle Università per la Legalità hanno aderito 27 Atenei italiani, 15 hanno partecipato con propri progetti. Tra questi, oltre ai poli di Enna e Palermo: Università degli Studi di Pavia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Luiss “Guido Carli”, Lumsa a Roma, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Università di Genova, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Università degli Studi di Brescia, Università degli Studi di Roma Tre e Università degli Studi di Parma.
La manifestazione ha preso il via il 2 maggio con la presentazione dei lavori e la tavola rotonda su la Convenzione di Palermo: l’eredità di Giovanni Falcone, a cui hanno preso parte Federico Cafiero De Raho, procuratore Nazionale antimafia, Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone, Valeria Fazio, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Genova, Marco Pelissero, ordinario di diritto penale dell’Università di Torino.
“Siamo oggi qui a Genova per parlare di lotta alla mafia, di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino che costituiscono per i giovani un esempio da seguire – ha detto Maria Falcone – Università per la legalità è un progetto che assume sempre maggiore importanza e valore perché nato in modo spontaneo, dalla volontà dei ragazzi. Credo che l’Italia abbia bisogno di persone che si riuniscono e parlano di mafia, perché la mafia c’è ancora e per vincerla serve l’impegno di tutti”.
“Auguro ai giovani – ha aggiunto – un’Italia libera dalle mafie, che garantisca loro il lavoro e la possibilità di eccellere in Patria”.
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha ricordato l’impegno di Falcone nella creazione
delle direzioni distrettuali antimafia e della direzione nazionale antimafia, nate per assicurare un coordinamento efficace delle indagini relative alla criminalità mafiosa. “Con lo stesso spirito, quello di combattere non il delitto in sé, ma la criminalità, l’associazione criminale da cui deriva il delitto, – ha spiegato il capo della Dna – Falcone tracciò la strada per la Convenzione di Palermo e la creazione di una rete internazionale di Stati che cooperassero nella lotta alle mafie”.
“Nostro dovere è trasmettere la memoria collettiva alle generazioni future, andare oltre la memoria individuale per consentire di comprendere anche ai giovani, a chi é nato dopo la strage di Capaci, perché la memoria sia anche impegno nella lotta alla criminalità”, ha detto il Rettore dell’Ateneo di Genova, il professor Paolo Comanducci.
I lavori proseguiranno domani 3 maggio, alle 10, sempre nell’Aula Magna di via Balbi 5, con la lectio magistralis sulla Convenzione di Palermo di Antonio Balsamo, consigliere giuridico della rappresentanza italiana permanente nella sede dell’Onu a Vienna.