Nessuna delle tre proposte per l’ex Blutec di Termini Imerese in mano ai commissari straordinari è idonea e dunque si torna ai nastri di partenza. Nel calendario è già fissata una nuova data: il 28 febbraio, quando fino alle ore 13:00 il bando per la cessione rimarrà aperto. Non è la prima volta, bensì la seconda volta nel giro di tre mesi. Sarà la volta buona? Difficile capirlo. Le aspettative non sono alte.
La riapertura del bando ha creato più di qualche mal di pancia e tali malumori hanno una fonte, provengono da lontano e più precisamente da Roma. La sorpresa è tanto più grande quanto si tiene conto del fatto che nei mesi scorsi i tecnici del ministero e i responsabili del bando, poi modificato, hanno incontrato i rappresentanti della Regione su questo stesso argomento. In quell’occasione nessuna perplessità era trapelata in modo da lasciar presagire un esito simile.
Una decisione che mette tutti d’accordo su un unico piano, quello dello scontento. I motivi per cui le proposte sono state giudicate con esito negativo non è ancora possibile saperle: non sono ritenute idonee per la carenza di incentivi o perché quest’ultimi non sono volti a valorizzare al meglio l’area? “Termini Imerese è scottata, di bandi e di prestazioni di interesse ne ha visti per tanti anni. Probabilmente si vuole essere sicuri di avere qualcosa di buono tra le mani e qualche certezza in più“. Ne è convinto Vincenzo Comella, coordinatore di Uilm Sicilia, che sottolinea come uno dei nodi cruciali del bando sia legato all’assunzione dei circa 550 lavoratori, un gruppo sostanzioso con un’età media abbastanza avanzata. Per Comella snellire questi numeri gioverebbe la possibilità che le manifestazioni d’interesse possano arrivare con più successo.
“Una questione che rallenta tutto – dichiara il coordinatore di Uilm Sicilia – è il ritardo della politica sui 30 milioni di euro all’interno dell’accordo di programma, un provvedimento economico, presentato dall’allora ministro Turano, per le politiche passive e poter accompagnare questi lavoratori alla pensione. Il nodo resta per l’applicazione della norma dei lavori usuranti che permetterebbe di andare in pensione con 61 anni e 7 mesi e più di 35 anni di contributi. Per poter accedere bisogna avere la prova di aver lavorato su linee a catana fornendo le busta paga percepiti in 17-18-19 anni. La discussione sull’applicazione della norma è ancora aperta con l’Inps e chiediamo una soluzione che abbia un attimo di buon senso, permettendo di presentare la sap, scheda anagrafica professionale di ogni lavoratore“.
Gli ultimi in corsa erano il gruppo italo-australiano di Ross Pelligra, l’imprenditore presidente del Catania Calcio, il Consorzio Sud tra Smart City Group in partnership con l’azienda diritto inglese Sciara Holding e l’azienda Artemar di Termini Imerese. La riapertura del bando apre alla possibilità di nuovi investitori e dunque di nuove offerte per lo stabilimento di Termini Imerese. Un dato è certo: i tempi si allungano. Tanti investimenti milionari sono già sfumati e il nuovo stallo potrebbe essere dietro l’angolo. Il 4 novembre 2024 scade l’amministrazione straordinaria. “Serve una proroga – conclude Comella – e la devono fare il ministero e il Governo se vogliono che la partita su Termini Imerese resti aperta“.