Le nuove mafie, in Sicilia e in Italia, stanno sfruttando le nuove tecnologie per espandere le loro attività criminali, utilizzando droni e sommergibili radiocomandati per trafficare in droga e armi, e assoldando i migliori hacker del mondo per operare sul web, dove hanno spostato molte delle loro attività. Creano banche online per riciclare denaro e iniziano a usare l’intelligenza artificiale.
Queste nuove mafie sono sempre più abili a cavalcare l’onda dell’innovazione tecnologica e informatica per ampliare il loro raggio di azione e aumentare i profitti. E’ il quadro che emerge dal rapporto “Le mafie nel cyberspace”, realizzato dalla fondazione Magna Grecia e presentato venerdì 14 giugno, alla Camera dei Deputati.
Circa otto mesi fa avevamo trattato l’evoluzione delle mafie digitali su ilSicilia.it, analizzando il rapporto semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) sulla criminalità organizzata mafiosa e l’indagine realizzata sempre da Fondazione Magna Grecia. analizzando il rapporto semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) sulla criminalità organizzata mafiosa e l’indagine della Fondazione Magna Grecia.
L’allarme è cresciuto di intensità.
Mafie digitali: il nuovo orizzonte criminale nel “mondo virtuale”
La nuova frontiera è il cyberspace, dove una criminalità organizzata sempre più ibrida agisce ormai in modo strutturato, strategico e coordinato. In un altro articolo avevamo trattato anche il nuovo fronte su cui puntano le mafie: il Metaverso. E questo avviene grazie alla loro capacità di cogliere le evoluzioni tecnologiche ed economico-finanziarie. Le mafie ricorrono sempre meno alla violenza, preferendo l’infiltrazione e la corruzione.
Dal pizzo al ransomware, dalle piazze di spaccio ai mercati virtuali: le mafie stanno sempre più espandendo le loro attività criminali nel mondo digitale, avendo compreso le grandi opportunità offerte dal progresso tecnologico.
Lo studio “Le mafie nel cyberspace” rivela che le mafie operano digitalmente in modo strutturato, strategico e coordinato. Esistono correlazioni tra riciclaggio di denaro, criminalità informatica, cripto-asset e corruzione. Il dark web rappresenta un luogo ideale per le mafie: è discreto, relativamente sicuro e permette di mantenere l’anonimato grazie alle tecnologie di pseudonimia e crittografia.
Sull’internet sommerso ci sono grandi piazze virtuali dove è possibile comprare e vendere di tutto. Allo stesso tempo, si può riciclare denaro o commettere frodi finanziarie ed estorsioni online, eludendo le frontiere tradizionali e sfuggendo alle indagini. Le organizzazioni criminali affiancano le estorsioni online al tradizionale pizzo, puntano sul metaverso e sul dark web. Se prima cercavano avvocati, commercialisti, broker, notai e agenti immobiliari, oggi cercano ingegneri informatici, hacker e drug designer.
Questo scenario rappresenta un rischio concreto per l’economia, il diritto e la tenuta democratica, considerata la vulnerabilità informatica di imprese e pubblica amministrazione.
Allo stesso tempo, si puó riciclare denaro o si possono commettere frodi finanziarie ed estorsioni online, sapendo di poter eludere le frontiere tradizionali e sfuggire alle indagini. L’obiettivo primario di autoritá e investigatori di tutto il mondo deve essere quello di essere al passo con i tempi: sottovalutare le potenzialitá delle nuove mafie é un rischio che nessun Paese puó permettersi, tantomeno l’Italia.
Lo studio rivela che le mafie operano digitalmente in modo strutturato, strategico e coordinato, tanto che esistono delle correlazioni tra riciclaggio di denaro, criminalità informatica, cripto-asset e corruzione.
Del resto il dark web rappresenta un luogo ideale per le mafie: è discreto, relativamente sicuro e permette di mantenere l’anonimato grazie alle tecnologie disponibili di pseudonimia e crittografia.
E in Sicilia?
In Sicilia, la mafia ha radici profonde e un impatto significativo sulla società e l’economia locali. Le tradizionali attività mafiose come il pizzo e il controllo del territorio non sono scomparse, ma si sono evolute. La criminalità organizzata in Sicilia ha compreso le potenzialità del cyberspace e ha iniziato a sfruttarle.
La presenza mafiosa sull’isola si manifesta anche attraverso il controllo di settori economici strategici, l’infiltrazione nelle istituzioni pubbliche e la corruzione.
Le mafie siciliane, come Cosa Nostra, hanno storicamente esercitato un controllo capillare sul territorio, utilizzando la violenza e l’intimidazione per mantenere il potere. Tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito a un cambiamento significativo. La digitalizzazione delle attività criminali ha permesso alle mafie di operare in modo più discreto e sicuro, minimizzando i rischi di arresto e aumentando i profitti.
Oggi, il ransomware è destinato a diventare il nuovo pizzo, così come la messaggistica istantanea ha già sostituito i vecchi pizzini. Sono due mondi che si specchiano a vicenda e che contribuiscono a garantire quella brandizzazione del fenomeno mafoso che ricorre sempre meno alla violenza potendo contare su motori di ricerca, meme e piattaforme social.
Le strategie di branding e marketing, ora più che mai, servono a rafforzare la reputazione e a infuenzare la percezione pubblica del fenomeno mafoso, un approccio che mira a gestire l’immagine delle varie organizzazioni criminali agli occhi del pubblico, dei media e, in alcuni casi, delle stesse economie in cui esse operano. Sono necessarie anche per garantire legittimazione, per controllare i territori, ma anche come strumenti di distrazione e confusione.
Durante la pandemia, per esempio, le mafie in Sicilia e in tutta Italia hanno utilizzato i social media non solo per vendere droga, ma anche per rappresentarsi come protettori della comunità o come entità in grado di fornire servizi e sostegno in assenza dello Stato.
Le mafie siciliane stanno sfruttando le nuove tecnologie per riciclare denaro, commettere frodi finanziarie e gestire traffici illeciti. L’uso del dark web e delle criptovalute consente loro di mantenere l’anonimato e di eludere le indagini delle forze dell’ordine.
Sottovalutare le potenzialità delle nuove mafie digitali è un rischio che nessun Paese può permettersi, tanto meno l’Italia, dove la mafia continua a rappresentare una minaccia seria e concreta. Collaborazione internazionale, innovazione tecnologica e un rafforzamento delle competenze digitali delle forze dell’ordine sono fondamentali, sia nello scenario locale che internazionale, e richiede un impegno costante e una visione strategica a lungo termine.
Cybersecurity a difesa delle istituzioni pubbliche
Negli ultimi dieci anni, la cybersecurity è diventata centrale nel dibattito politico, complici le esigenze di informatizzazione e gli obiettivi del PNRR, che hanno spinto la digitalizzazione ma introdotto nuovi rischi per le istituzioni pubbliche.
In particolare, la Sicilia, già vulnerabile per la presenza della mafia, si trova ad affrontare problemi maggiori, come in tutto il Sud, anche a causa del ritardo tecnologico delle pubbliche amministrazione centrali e periferiche sul territorio, rispetto ad attacchi tecnologici su piccola e larga scala.
È cruciale comprendere i rischi legati alla cybersecurity non solo dal punto di vista militare, ma anche considerando la criminalità organizzata, dato il loro potenziale impatto.
L’obiettivo di un recente studio è sviluppare un indice per stimare la vulnerabilità cyber delle istituzioni, tenendo conto delle problematiche informatiche e della rilevanza strategica di ciascun ente. Questo indice dovrebbe guidare le autorità a intervenire con politiche mirate e dimostrare la sua utilità.
Secondo il rapporto, nel 2022, l’Italia ha investito 1,85 miliardi di euro in cybersicurezza, pari allo 0,1% del PIL, un aumento del 18% rispetto al 2021. Questo incremento è stato stimolato dall’aumento degli attacchi informatici, spesso collegati a entità hacker russe in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Tuttavia, l’Italia rimane il Paese del G7 che investe meno in cybersecurity, con cifre ben inferiori a quelle di Usa e Gran Bretagna.
Il Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica) ha registrato 188 attacchi gravi in Italia nel 2022. Le bande criminali informatiche, come evidenziato dall’Osservatorio sulla Cybersecurity del Politecnico di Milano, stanno sempre più prendendo di mira infrastrutture critiche, con un aumento degli attacchi registrato dal 64% delle aziende.
Per affrontare queste minacce, le organizzazioni possono adottare vari quadri di valutazione del rischio, come la norma ISO/IEC 27001 e il NIST Cybersecurity Framework (CSF).
Altri strumenti importanti includono i controlli CIS (Critical Security Controls) per la valutazione del rischio cyber per le aziende e il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), implementato in Italia attraverso il Codice Privacy.
Il Decreto Legislativo 105/2019 attua la Direttiva NIS (Network and Information Systems), che contiene misure pensate per aumentare il livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi dei Paesi membri dell’Unione Europea.
A livello nazionale assume strategia prioritaria da parte del governo nazionale rafforzare l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e il CERT Nazionale che giocano ruoli chiave nella promozione della sicurezza digitale. Come pure l’Autorità per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) che coordina le strategie di sicurezza nazionale, integrando le iniziative esistenti.
L’Italia sta compiendo passi significativi verso il rafforzamento delle proprie infrastrutture di cybersecurity, ma il percorso è lungo e richiede un impegno costante e coordinato, seguendo quadri internazionali e normative europee per rispondere efficacemente e mirare a indebolire le organizzazioni mafiose nazionali e internazionali.
“Dopo l’esperienza dello scorso anno, abbiamo sentito l’esigenza di predisporre un secondo rapporto che esaminasse l’ibridazione delle mafie nel mondo digitale, rivelando come si siano evolute negli ultimi anni per sfruttare le opportunitá offerte dalla tecnologia”, ha dichiarato Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia.
Per questo motivo, “grazie a un accurato lavoro di analisi – ha spiegato ancora il presidente Foti – abbiamo sviluppato un indice che permette di determinare in modo sintetico l’effettivo livello di rischio di istituzioni e imprese in caso di attacchi informatici. Disporre di una misura sintetica come questa é fondamentale per orientare le decisioni della politica, poichê fornisce un quadro chiaro e comprensibile della portata e dell’evoluzione delle minacce cibernetiche, consentendo ai policy maker di valutare l’impatto socioeconomico della criminalitá informatica in un dato territorio e di prendere le decisioni conseguenti con un approccio piú razionale e piú efficace”
“Le mafie sono molto avanti e sfruttano tutto ciò che è possibile sfruttare per avere potere e denaro. Nel corso di questi ultimi anni non è stata fatta una programmazione rispetto a quelli che sono i bisogni per contrastare le mafie”. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, a margine della presentazione del Rapporto, che è in prima linea e sempre molto attento all’evoluzione digitale delle mafie in Italia.
Per il procuratore bisogna anche stare attenti ai messaggi che passano nei confronti dei giovani.
“Questo rapporto ha una visione di futuro che chi ha amministrato negli ultimi anni non ha avuto, prova ne è che noi fino a pochi anni fa avevamo la migliore polizia giudiziaria del mondo che riusciva ad essere dominante su tutti i tavoli internazionali mentre oggi non abbiamo bucato nessuna piattaforma. Per me è umiliante come investigatore italiano e come pubblico ministero dover aspettare la tecnologia” di olandesi, francesi e tedeschi e “che siano loro a dettare i tempi e l’agenda nel coordinamento internazionale”.
Fonte dati: Rapporto “Le mafie nel cyberspace”