Guarda in alto il video della trentanovesima puntata
La puntata di oggi, domenica 2 dicembre, di “Bar Sicilia“- la rubrica della domenica de ilSicilia.it con Alberto Samonà e Maurizio Scaglione– ha per ospite Calogero Mannino, più volte ministro della Repubblica sotto i governi Fanfani, Andreotti, De Mita, Spadolini, Goria.
Mannino, esponente storico della Democrazia Cristiana, è stato ministro della Marina Mercantile, dell’Agricoltura e Foreste, dei Trasporti, del Mezzogiorno, oltre ad aver ricoperto per diverse legislature il ruolo di deputato nazionale e senatore della Repubblica. Sulla sua eredità politica, sottolinea come i cosiddetti “manniniani” o “Mannino boys”, catapultati sulla scena politico-amministrativa dal 1992 non abbiano avuto il tempo di maturare, di assimilare l’esperienza della Dc, essendo stati chiamati a ricoprire ruoli di responsabilità impegnativi ma senza averne esperienza, al contrario di come avveniva nella politica del passato, quando la crescita era progressiva e la politica era anche una palestra di vita. “Inoltre – aggiunge Mannino – questi amici vanno giustificati perchè hanno fatto politica in un tempo in cui non c’era più la Democrazia Cristiana, ma c’erano altre formazioni che avevano preso il posto dei partiti del passato”.
Citando un recente libro di Filippo Ceccarelli, a proposito della politica attuale spiega “Abbiamo avuto nella storia di Italia giganti come De Gasperi e adesso ci accontentiamo di ciò che passa il convento. Noi oggi abbiamo un sistema politico che si è imperniato su due forze, sono due forze del risentimento. Cinquestelle e la Lega sono due forze che nascono sotto questa spinta motrice, nonostante interpretino l’esigenza di un cambiamento generazionale. Se 5 Stelle e Lega non capiscono che oggi essere Italiani significa essere europei, faranno la scelta più sbagliata, perchè non c’è avvenire per un Paese come il nostro fuori dall’Europa. Secondo me, così facendo, stanno dimostrando di non essere all’altezza del loro compito”.
Infine, Mannino interviene, non senza critiche, sul governo palermitano di Leoluca Orlando e su un anno di governo regionale targato Nello Musumeci.