Licenze rilasciate dal Comune di Cinisi anziché da quello di competenza, Carini, carenze igienico sanitarie, modifiche strutturali non autorizzate e presunte irregolarità riguardo a scontrini fiscali: sono tante le contestazioni sollevate alla pizzeria Impastato, quella gestita dalla moglie di Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, il militante di Democrazia Proletaria ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, per cui è scattato un provvedimento di cessazione di attività da parte del Suap del Comune di Carini.
Tutto è partito dalla presentazione di un esposto anonimo che avrebbe fatto scattare i controlli di Guardia di Finanza, Polizia municipale e Asp provinciale. E le contestazioni a carico dell’attività, a quanto pare, non sono poche.
A partire, appunto, dalle licenze per l’esercizio dell’attività, che sono state rilasciate molti anni fa dal Comune di Cinisi, quando la competenza risulta invece essere dell’amministrazione comunale di Carini, perché è qui che ricade formalmente l’area in cui si trova la pizzeria, sulla statale 113, nei pressi dello svincolo autostradale. Tra queste ci sarebbero quella per la somministrazione delle bevande alcoliche e quella per la tabaccheria presente all’interno dell’esercizio commerciale. Giovanni Impastato conferma: “C’è un problema di confini, il comune di Carini mi ha fatto presente che il locale ricade nel suo territorio e noi avevamo le licenze per Cinisi, quindi ci dobbiamo adeguare”.
Diversa è la versione di Impastato sui motivi che hanno portato alla chiusura dell’attività: “Abbiamo chiuso noi – dice -, non ci ha fatto chiudere nessuno. Stiamo facendo dei lavori di ristrutturazione, stiamo sistemando il tetto perché c’erano delle infiltrazioni di umidità. C’era un po’ di amianto e lo abbiamo dovuto togliere. Abbiamo chiamato l’Unità sanitaria locale – afferma – per capire come ci dobbiamo adeguare, i muratori stanno lavorando”.
Queste le parole di Giovanni Impastato. Intanto la pizzeria rimane chiusa. Oltre alla questione delle licenze, sono state rilevate irregolarità per alcune modifiche strutturali effettuate sull’immobile che ospita la pizzeria: in pratica sarebbero veri e propri abusi edilizi. Proprio questi sarebbero stati oggetto dell’esposto che ha fatto scattare il blitz e le successive indagini. E infatti, dopo la visita di Finanza, Polizia municipale di Carini e ispettori dell’Asp, le carte sono state trasmesse alla procura di Palermo, per valutare la sussistenza di ipotesi di reato. Indagini, inoltre, sono in corso per capire come mai a dare le autorizzazioni alla pizzeria, anni fa sia stato il Comune di Cinisi e non quello – competente – di Carini.
Ma le anomalie potrebbero non fermarsi qui. Si starebbero vagliando alcune presunte irregolarità riguardanti l’emissione di scontrini fiscali e sarebbero in corso anche accertamenti sulla proprietà dell’area in cui ricade l’attività, che parrebbe essere dei parenti statunitensi degli Impastato. Insomma, una serie di rilievi, accertamenti e contestazioni che hanno fatto abbassare le saracinesche all’attività della famiglia Impastato. Chissà per quanto tempo.
“Il mio non è solo un negozio, ma un presidio di legalità“, così parlava Giovanni Impastato nel 2011 dopo un incendio doloso che aveva danneggiato la pizzeria. Evidentemente, però, forze dell’ordine, Suap e Asp la pensano in modo diverso.