Carissimi,
son cresciuto dai Francescani e si vede poiché il mio “catechismo” era di certo scaduto e non importante e “vincente” come quello dei Gesuiti o perché no, anche quello dei Salesiani, mi sono dovuto accontentare dell’esempio contrario dell’unico Santo ricco, che si spoglia di tutto slegandosi dall’importanza dei beni e dei titoli terreni…
Fossi cresciuto Agostiniano avrei di certo oggi “inquisito tanta gente spergiura mandandola al rogo” eppure, mi sono scelto l’esempio del basso profilo e per di più nel “ramo” dei custodi di Terra Santa.
E dove vai con questi buoni “principi” in un mondo che si batte il petto fottendo il prossimo e si pone poi come esempio del giusto, dell’onesto, del campione di santità?
Ho da sempre creduto che il “bene pubblico“, fosse pubblico perché era di tutti e fosse un bene perché di esso dovevano goderne tutti ed ogni qual volta sono arrivato ai vertici di qualunque organizzazione, non ho mai ragionato pensando “adesso è tutto mio“, “adesso si fa come dico io“, ma ho sempre pensato che il “Signore dà e il Signore toglie in qualunque momento” ma soprattutto che “non si fa” e non nascondo che ho visto tanta gente superarmi “rompendo il ritmo” come avviene nelle corse dei cavalli, ma senza essere squalificati e senza che il Signore abbia mosso un dito.
Siccome di una partita ciò che conta è il risultato finale, poiché dopo le polemiche dei primi giorni, nessuno ricorderà se per vincere hai toccato il pallone con le mani, ma rimarrà nell’albo il tabellino finale, pensate che ciò possa premiare l’onestà (a partire da quella intellettuale)?
Oggi sento ancora a distanza di tanti anni da Mani pulite, dalle stragi degli Eroi e da tutti grandi processi, che l’uomo continua a fare gli stessi errori, e “sinni pria” e a “matula” ricordare che “nun sempre ridi a mugghieri du latru” perchè conosco tantissime “mogli del ladro” che fanno le gran signore, perché se è vero che dobbiamo molto ai topi che nei laboratori provano per noi tutte le malattie ed i vaccini, oggi abbiamo imparato da loro a lasciare per strada indietro, quali vittime dei “veleni per topi“, i più “anziani” i non più utili al sperimentazione, per ingannare il prossimo che il veleno funziona, mentre per strada continuano a scorrazzare non i simpatici bianchi topini da laboratorio ma gli schifosi ratti, perché per il momento, è al “vincitore che spettano i giri”.
Poiché se sul tavolo ci sono più partite ed in ognuna di questa giochiamo ruoli diversi, dove in una siamo amici e nell’altra nemici, in un’altra ancora siamo “sutta” e altrove siamo padroni, di qua giudici, di la vittime, in questa allenatori e in un’altra giocatori… viditi che è brutto (direbbe il mio Amico Sergio), “unu si cunfunni”, non se ne capisce più nulla e allora francescanamente ci rassegniamo all’idea che siamo “tutti fratelli”, fratello sole e sorella luna e in quanto fratelli apparteniamo tutti alla “famiglia”, una “grande famiglia”. E allora, ma perché preoccuparsi in fondo se al nostro catechismo hanno strappato delle pagine o addirittura che questi sia “scaduto” o superato come nel caso del “non indurci in tentazione” del Padre Nostro, scambiato con “non abbandonarci in tentazione”. Poiché ricordate sempre che il più grosso successo del diavolo è stato quello di averci convinto della sua non esistenza.
Un abbraccio (e possiamo scambiarci all’antica un segno di pace), Epruno.