Un disturbo riferibile solo agli adulti, si presenta solo in età matura? Certo che no. Quando i bambini stanno male, vengono percepiti come ineducati, sbilanciati, ingestibili, depressi, troppo timidi. Non sono altro che lo specchio dell’ambiente di riferimento, costituito prevalentemente dalla madre e dal padre, quando riescono a donarsi incondizionatamente e nel modo più sintonizzato possibile ai pargoli così bisognosi di attenzioni e cure, perché ancora allievi educandi.
Ho sentito una trasmissione sul web in cui si discuteva a sfavore. Parlavano persone con competenze discutibili che si definiscono “colleghi”. Sostenevano che i disturbi di personalità hanno esordio in età adulta. Intanto i disturbi che hanno gli adulti si ripercuotono sui bambini.
I paranoici sono caratterizzati da un’infanzia violata da genitori non adeguatamente sintonizzati e regolati emotivamente. Questi soggetti hanno fatto esperienza di un care giver seduttivo o manipolatorio e di conseguenza sono sempre ipervigili per il timore di essere sfruttati nuovamente, soprattutto, nell’intimità e nella relazione di coppia. La freddezza nelle cure in età infantile può aver creato un’attenzione maggiore alla forma più che alla sostanza, alla razionalità più che all’emotività. L’insicurezza ontologica e antologica del paranoico si riferisce a una questione irrisolta di attaccamento con la figura di riferimento più importante per loro, con cui è mancata una sana corrispondenza e vicinanza.
Per paura di essere attaccati rispondono “prevenutamente” agendo in modo aggressivo.
La proiezione dei propri vissuti emotivi o ideativi sugli altri è il meccanismo di difesa con cui tentano di difendersi dall’ansia, dall’angoscia e dal timore che provano (Luca Balugani).
Questo li costringe a stare sempre in una posizione di difesa/attacco. Sembrano apparentemente sicuri di sé, arroganti, presuntuosi, ma nascondono una grande sofferenza implosa. Oscillano tra un senso di grandiosità e un senso di svalutazione del sé. Per arrivare a proiettare fuori da se stessi tutto ciò che è doloroso, indice di debolezza, cattivo, pensate a quanto siano tormentati (e tormentino). Come nella sclerosi multipla, è come se non riconoscessero parti di se stessi e provassero, con tutte le forze, a distruggerle, utilizzando l’identificazione proiettiva, altro meccanismo difensivo che esprime non solo rabbia, ma mancanza di serenità. È bello e sano, invece, riconoscersi nei propri pregi e difetti, perché è proprio guardando a essi con la dovuta razionalità che si può agire la variazione armonica della propria personalità, delle proprie relazioni, del proprio essere nel mondo.
Il genitore li ha sadicamente e inconsapevolmente (per egotismo) incoraggiati a esprimere la rabbia o hanno provocato e promosso questo sentimento fino all’esasperazione. Le cause della paranoia sono rintracciabili nella mancata fiducia di base: il bambino si sente non creduto o accusato ingiustamente dai propri genitori, da cui lui pende e dipende per struttura di personalità, in modo esagerato. Il genitore ha ostacolato lo sviluppo di questo sentimento di sicurezza e rassicurazione che proviene proprio dal modo in cui i generanti fungono da buoni contenitori dell’aggressività infantile e aiutano a tollerare l’ambivalenza e le frustrazioni.
Infausta la sensazione di non essere creduti. Il bambino paranoide è continuamente bersaglio di accuse e offese da parte dei genitori, vive tormentato dall’ossessione di dimostrare la propria innocenza. Questo attiva un processo che sgretola la possibilità di creare relazioni intime sane e governate da una profonda stima e fiducia. Quei pochi episodi di intimità possono essere subito stravolti, riportandolo a una condizione di osticità inflessibile, perché inclemente è la lente di lettura del paranoico. Presto o tardi, trova conferma nella realtà del fatto che non si può fidare di nessuno e può contare solo su se stesso.
Così anche l’affetto viene negato e proiettato nell’altro come non proprio, doloroso, inopportuno e da distruggere. Certo, non hanno potuto negare e demolire i sentimenti nutriti nei confronti dei genitori: né quelli positivi né quelli negativi. È più facile attaccare un innocente piuttosto che un colpevole, la cui reazione, poi, si paga cara. È meno doloroso, ma non è Pic Indolor!
Com’è possibile che l’essere umano, più lo tratti male e più si attacca?