La provocazione, andata a buon fine di Nello Musumeci, ieri in conferenza stampa sui dipendenti regionali “adottati pur di avere la 104”, segna uno spartiacque preciso nei rapporti tra il governatore siciliano e la burocrazia regionale. Nulla di preoccupante, per carità, ma certamente il primo segnale concreto e definito di alcuni limiti, oggettivamente presenti all’interno della macchina burocratica regionale, e l’atteggiamento di riorganizzazione che l’esecutivo proverà a portare avanti nei confronti dei regionali.
Nell’anno che dovrebbe segnare la ridefinizione del rinnovo del contratto dopo oltre dieci anni, chiarisce lo stato dei fatti, il suo pensiero e la situazione generale che si presenta densa di contraddizioni e poco brillante: “Abbiamo 2350 dipendenti che usufruiscono dei permessi della legge 104, e non sempre sono fratelli e figli. Ci sono casi di dipendenti che si sono fatti adottare da anziani pur di legittimare un rapporto che consenta loro di non essere nella disponibilità delle esigenze del governo”.
Oggi alla Regione sono in 14.653. Tre anni fa, nell’esercito sterminato della macchina burocratica superavano i 17mila. Dopo la finanziaria del 2015 si è dato vita all’esodo, programmato fino al 2020 per sfoltire i ranghi e rideterminare le posizioni. Al 31 dicembre del 2015 i dipendenti in servizio erano 14.490 nel comparto, 1646 per quanto riguarda la dirigenza. Il costo complessivo degli stipendi ammontava a 915,5 milioni. Al 31 dicembre 2016 i dipendenti in servizio erano 13.341 e 1.442 nella dirigenza, per un costo di 824,7 milioni di euro.
Una cifra che è andata diminuendo alla scadenza dello scorso anno quando il numero dei dipendenti è arrivato a 12.760 nel comparto e a 1.330 tra i dirigenti ancora in servizio. La spesa per il trattamento economico si è attestata invece a 786,9 milioni di euro.
Musumeci ieri ha posto il problema del dopo esodo che si concluderà nel 2020: “Abbiamo 13mila dipendenti e i nostri uffici non possono disporre di personale. Avremmo bisogno di avvocati, di laureati in economia. Nel 2020 andranno in pensione circa tremila altri dipendenti. Il problema rischia di determinare una paralisi se non interveniamo”
Intanto Fulvio Pantano, segretario generale del Sadirs, intervenuto ieri in commissione Bilancio all’Ars in un’audizione in merito alle problematiche del personale regionale ha commentato: “Mancano ancora circa 10 milioni per garantire il rinnovo dei contratti al comparto e non c’è ancora un euro per la dirigenza. In tutto mancano circa 19 milioni. E per quanto riguarda l’organizzazione della macchina amministrativa non sembra esserci la volontà di intervenire. Così rischiamo di fare un lavoro a metà poco utile per tutti”.
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