«È stato penoso vedere in Tribunale poliziotti e magistrati che difendevano la loro posizione, senza dare alcun contributo alla ricostruzione dei fatti».
È il durissimo monito lanciato da Fiammetta Borsellino, intervistata da Vanity Fair, sul depistaggio di Via D’Amelio, per cui ad oggi sono indagati tre poliziotti (Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo); mentre per due magistrati (Anna Maria Palma e Carmelo Petralia) accusati di calunnia aggravata, si attende la decisione della Procura di Messina sull’eventuale archiviazione delle indagini.
La figlia del giudice Paolo Borsellino, a 28 anni dalla strage del 19 luglio 1992, torna a puntare il dito contro le Istituzioni colluse che avrebbero avuto un ruolo nel depistaggio, definito come “uno dei più gravi della storia giudiziaria italiana”.
Nella lunga intervista rilasciata alla rivista, anche un j’accuse diretto a chi sa e continua a tacere i segreti di quella strage: «Se c’è ancora chi sa? Sì, c’è assolutamente – dice Fiammetta – Non tutti sono morti. E comunque le persone non agiscono da sole, gli alti vertici non potevano non sapere. Certo, più passa il tempo più la verità si allontana, ogni giorno che passa si sgretolano le prove».
LO SFOGO
Ma non c’è solo questo. Nell’intervista in edicola, anche un quadro emozionante su come ha vissuto la morte del padre e come ha cresciuto i suoi figli.
Infine, si lascia andare ad uno sfogo: «Sono convinta che noi, alla fine, con le nostre domande ne usciamo vincitori. Sono altri che sono morti. Sono ancora vivi, ma sono morti dentro», conclude.
LO SPECIALE
Proprio in questi giorni ilSicilia.it sta ultimando uno Speciale interamente dedicato al Depistaggio di Via D’Amelio. Prossimamente una nuova lunga intervista da non perdere sui “buchi neri” di quella strage e sulle nuove indagini.
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