Lo Spasimo è uno dei monumenti più suggestivi e particolari di Palermo. Oggi si presenta come una chiesa sconsacrata e scoperchiata, priva, cioè, di volta centrale. Oltretutto, col tempo, all’interno della vecchia chiesa si sono innalzati alberi e arbusti che conferiscono un effetto di ulteriore suggestione a un luogo già di per sé unico. A questo punto sorge spontaneo un interrogativo: come mai l’edificio ha avuto questa singolare evoluzione? Per rispondere è necessario dare un’occhiata alle sue vicende nel corso dei secoli.
La nostra storia ha inizio nel 1506, anno in cui Giacomo Basilicò, un giureconsulto, finanziò la costruzione di una chiesa dedicandola alla Madonna sofferente nei momenti in cui Cristo portava la croce in spalla lungo la Via Crucis. Tra l’altro, il terreno, nell’odierno quartiere della Kalsa, su cui avvenne l’edificazione fu donato ai monaci benedettini che vi costruiranno un monastero annesso alla chiesa. Basilicò, nel 1509, ricevette da papa Giulio II il via libera per poter incominciare i lavori e nel frattempo commissionò al grande maestro Raffaello Sanzio una pala d’altare chiamata “Andata al Calvario”, meglio poi conosciuta come “Spasimo di Sicilia”, da cui il nome attribuito alla chiesa. Oggi la pala è esposta al museo del Prado di Madrid. Come mai?
La tavola fu realizzata e completata a Roma nel 1517, ma durante il tragitto marittimo che avrebbe dovuto portarla a Palermo, la nave che la trasportava affondò. Solo per puro caso la cassa che conteneva la pala di Raffaello si salvò, venendo trascinata dalle correnti marine fino a Genova dove fu tratta in salvo dalle acque. Intorno al 1520, l’opera raffaellita arrivò finalmente a destinazione, nel capoluogo siciliano. La fama della pala, dovuta alla sua bellezza, divenne tale che ne fu realizzata una copia su un arazzo conservato in Vaticano e, nel corso del tempo, ne furono realizzate tante altre. Infine, nel 1661, l’abate Clemente Staropoli, anche con l’intermediazione del viceré Ferdinando d’Ayala, assecondò le insistenti richieste del re di Spagna Filippo IV, acconsentendo che la pala venisse trasportata a Madrid, dove si trova tutt’oggi.
Tornando alle vicende della chiesa di Santa Maria dello Spasimo, nel 1569, cioè qualche decennio dopo la sua realizzazione, il senato di Palermo decretò l’acquisto dell’intero complesso per necessità militari: infatti, per costruire uno dei bastioni della nuova cinta muraria cittadina, fu smantellato parte del campanile, dei chiostri e degli alloggi dei benedettini. Nel 1582, il viceré Marcantonio Colonna vi fece rappresentare l’”Aminta” di Torquato Tasso, poiché, ormai l’edificio era sconsacrato diventando una sorta di teatro. Palermo, nel 1624, fu colpita da una grave epidemia di peste nell’ambito della quale la città fu messa alle corde, per cui, la mancanza di spazi adeguati e di bastevoli strutture ospedaliere determinò la necessità di utilizzare lo Spasimo come lazzaretto, dove poter sistemare coloro che avevano contratto il morbo.
A metà del Settecento crollò la volta della navata centrale, che non sarà mai più ricostruita, sia per mancanza di denaro sia perché l’edificio era considerato, ormai, sostanzialmente inutile, lasciato in stato di abbandono. Circa cento anni dopo, nei primi decenni del XIX secolo, della chiesa tardo-gotica fondata nel 1509 non era rimasto quasi più nulla se non la struttura portante: l’incuria, la negligenza e l’abbandono insieme all’azione della natura, pensiamo ad alluvioni e terremoti, avevano reso ancora più fatiscente l’edificio, per cui il pavimento si presentava sconnesso e distrutto, in preda alla vegetazione che avanzava lentamente ma vigorosamente e, come già ricordato, la copertura lignea della navata centrale era oramai inesistente.
Nel corso dell’Ottocento, lo Spasimo fu adibito ad ospizio per i poveri e poi convertito in presidio ospedaliero. Durante la Seconda guerra mondiale, la vecchia chiesa fu destinata a deposito per le opere d’arte che si trovavano in palazzi danneggiati dai bombardamenti. Nel dopoguerra la struttura continuerà a versare in stato d’abbandono fino a quando, sul finire degli anni ’80, s’intrapresero i lavori di restauro, terminati nel 1995. Attualmente, lo Spasimo di Palermo è un luogo aperto alla cittadinanza, essendo destinato ad eventi culturali, come mostre, esposizioni e concerti, un luogo sicuramente originale: non è facile poter entrare in una vecchia chiesa sconsacrata, con la possibilità di vedervi all’interno degli alberi e alzandolo sguardo verso l’alto le stelle.
Quella, di cui abbiamo percorso gli sviluppi essenziali, è una storia affascinante nella sua singolarità, una storia, anzi, un intreccio di storie, quella della chiesa di Santa Maria dello Spasimo e quella della pala d’altare, in cui protagonista è la bellezza, naturalmente esteriorizzata in forme diverse. La pala di Raffaello è espressione della creatività artistica, dell’ispirazione, del genio che affascina anche gli uomini più potenti, come papi e re. La vicenda della chiesa è, invece, espressione dell’imprevedibilità della vita e delle faccende umane: nessuno avrebbe mai potuto immaginare che dall’incuria e dall’abbandono sarebbe potuto nascere un luogo così particolare e unico, che suggestiona e fa sognare il visitatore, sospinto dinanzi allo spettacolo di una semplicità così emozionante dove il gioco tra architettura, natura e senso del religioso diventa un tutt’uno.