Più turismo e presenze ma anche più lavoro. I siti e le tradizioni che ottengono il riconoscimento Unesco mostrano un impatto economico più positivo rispetto a chi invece il marchio non ce l’ha. Il 10 dicembre tocca alla cucina italiana attendere il verdetto nella sessione finale che si apre l’8 a Nuova Delhi, dopo che un mese fa il dossier tecnico ha avuto il via libera. Sono 60 i dossier in valutazione provenienti da 56 Paesi, tra cui quello italiano che per la prima volta promuove un intero movimento gastronomico e non una singola tradizione o ricetta culinaria.
Se si guardano i dati di arrivi e presenze nel periodo 2023-2024, emerge una riduzione del 3,26% nei siti culturali non Unesco contro un aumento del 7,39% degli arrivi in quelli Unesco; così, mentre le presenze aumentano del 2,5% in media nei siti privi di riconoscimento, nei siti Unesco l’aumento è del 14,87% (2024 su 2023). Questi i primi risultati dello studio interdisciplinare su “Impatto economico dei riconoscimenti Unesco” avviato nel 2023 dalla Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, di cui è direttore Pier Luigi Petrillo, professore di Cultural heritage and food alla Luiss Guido Carli: “Analizzando dati connessi al turismo, alle produzioni locali, alla forza lavoro globale”, spiega Petrillo, che è anche il curatore del dossier della cucina italiana “emerge come i luoghi e le tradizioni agroalimentari che hanno un riconoscimento Unesco siano più attrattivi e più produttivi rispetto a luoghi simili privi del riconoscimento”, dice all’ANSA.
Dalla ricerca emerge inoltre che nel 2021, primo periodo post-Covid, gli arrivi nei siti Unesco sono stati +53,59% rispetto al 2020; nel 2022 l’aumento è stato del 67,83%. Nei siti non Unesco ma di pari valore culturale l’aumento è stato del 41,24% il primo anno e del 50,65% nel secondo anno, con uno scarto a favore dei siti Unesco di oltre 17 punti percentuali. Per le presenze, lo scarto tra i siti non Unesco e quelli Unesco aumenta a 24 punti percentuali il primo anno post-Covid (a favore dei siti Unesco) e a 17 punti il secondo anno.
Tra i casi quelli di Pantelleria, +9,7% turismo l’anno, +75% turismo fuori stagione e +500% aumento forza lavoro agriturismo in dieci anni; dei Pizzaiuoli Napoletani con +283% corsi professionali e +420% scuole accreditate dei pizzaiuoli (tutte all’estero); del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene +45,4 strutture turistiche (contro una media del 3% in siti simili) e +35,4 posti letto (contro 8,2% in siti simili).
Per quanto riguarda la metodologia utilizzata per la ricerca, la prima fase (2023-2024) ha definito modelli-campione in Italia e altri 7 Paesi e ha costituito la base per l’acquisizione dei dati relativi ai flussi turistici, alle imprese, ai servizi culturali connessi e alla forza lavoro globale. La seconda fase (2024-2025) ha elaborato un’analisi della corrispondenza causale. Attraverso un insieme di metodi statistici e logici per determinare se un evento (causa) provoca direttamente un altro (effetto), l’analisi ha consentito di individuare una serie di fattori volti a sterilizzare il dato elaborato e a ricondurlo puntualmente al riconoscimento Unesco, distinguendo la risultanza dalla semplice correlazione (due eventi che si muovono insieme). “In tale fase – spiega Petrillo – sono stati quindi individuati i sistemi di indicatori e le variabili di policy ed è stata sviluppata la comparazione interna ed esterna. I primi risultati evidenziano come gli effetti economici riconducibili all’Unesco non siano mai immediati ma avvengano nel medio periodo a due condizioni: che si svolga un’azione di diffusione del riconoscimento in coerenza con i motivi dell’iscrizione all’Unesco e che si sappia puntare l’attenzione sulla dimensione culturale e identitaria e non sui singoli prodotti”. La terza fase dello studio si concluderà alla fine del 2026.
Per quanto riguarda la candidatura della cucina italiana, il Comitato del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco si riunirà dall’8 al 13 dicembre a New Delhi, in India. Ai lavori parteciperanno i delegati di 185 Stati ma di questi solo 24 voteranno a favore o contro le nuove proposte di candidatura come patrimonio dell’umanità. Tra i 24 ci sono Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, ma anche Ucraina, Cina, India, Nigeria, Emirati Arabi. La delegazione italiana sarà guidata da Liborio Stellino, Ambasciatore presso l’Unesco, e con lui ci saranno Maddalena Fossati (presidente del comitato promotore la candidatura della Cucina italiana), il curatore del dossier Pier Luigi Petrillo, e i funzionari del ministero della Cultura Maria Assunta Peci ed Eleonora Sinibaldi.




