Il voto del prossimo 5 novembre in Sicilia per Matteo Renzi non è uno “stress test”.
Il Pd che deve rimontare il distacco rilevante attribuito dai sondaggi su Cancelleri e Musumeci, si grida addosso tutta la forza possibile. A cominciare dal suo leader nazionale che ieri a Taormina, in occasione della presentazione del candidato Fabrizio Micari ha usato parole vecchie e rassicuranti (“Micari è sicuramente una persona competente, ha visione e attenzione per le piccole cose) in uno scenario critico e complicato.
Il giro dell’ex premier in Sicilia ieri sera Catania e Siracusa, oggi Ragusa, Sciacca e Marsala, serve a lanciare il rettore palermitano. Se dovesse andar male però, il significato politico e il conseguente effetto domino, assicura Renzi, a ridosso delle Politiche non ci sarà.
Si tratta di cose diverse in contesti e situazioni differenti. Afferma…
La politica dunque, in questo caso, prova a rassicurarsi da sola. Minimizza e neutralizza, enfatizza con dovere, accelera a singhiozzo e frena bruscamente.
Renzi loda un modello (evitando di precisare che il Pd s’è di fatto consegnato a Orlando e Cardinale in Sicilia), ma tiene a precisare che le scelte sul nome sono degli altri: “Non l’ho scelto io, non sono scelte che sono state fatte a Roma”.
Dosa gli argomenti con cura e tra questi fa attenzione a ringraziare Crocetta per il suo passo indietro. Ma la sua narrazione è già più stanca e meno effervescente rispetto al recente passato. Come se non si volesse far tirar dentro un’esperienza che per molti è a perdere e che presenta grandi incognite elettorali e margini di rischio non secondari.
Saranno i social- assicura Renzi– a colmare il gap di notorietà di Micari.
Insomma ognuno per sé e Dio per tutti è un pò il senso delle parole ieri di Renzi che ha cominciato il suo rapido mini-tour siciliano. Non sarà in realtà molto diverso da così. Le singole liste a sostegno di Micari andranno a confrontarsi con la ricerca del voto nelle province siciliane. Le scommesse attese alla prova della verità sono quelle della lista dei territori di Orlando, di “Sicilia Futura” e del Megafono Crocetta a supporto del rettore palermitano.
Annunciate come il valore aggiunto, dovranno macinare voti per recuperare la differenza di passo delle altre coalizioni. Ci riusciranno?
In mezzo, poi, c’è anche il Pd che precetta i suoi big, a partire da Cracolici e Lupo.
Vedremo se basterà.