In Trentino vi è spazio di ulteriore crescita per la popolazione dei lupi, in particolare nella parte occidentale, in ragione della presenza di prede selvatiche che possono sostenere la presenza di nuovi branchi.
La ha riferito la ricercatrice del Muse di Trento, Giulia Bombieri, coordinatrice a livello provinciale del monitoraggio nazionale svolto da Ispra sulla diffusione del lupo in Italia.
“In Trentino negli ultimi anni si è registrata una crescita più rapida rispetto ad altre regioni d’Italia, anche grazie alla presenza di un cospicuo numero di prede selvatiche.
Riteniamo vi sia margine per un ulteriore sviluppo delle popolazioni di lupi, sia in Trentino, sia in tutto il Nord Italia”, ha detto Bombieri.
Attualmente in provincia di Trento vi sono 26 branchi di lupi, ciascuno composto mediamente da quattro o cinque esemplari (più le cucciolate, che variano da uno a nove esemplari). Il primo branco di lupi in Trentino si è stabilito in Lessinia nel 2013.
“Il lupo è un predatore apicale, e la densità di prede contribuisce a regolarne la popolazione. Il rischio per l’uomo è minimo, perché si tratta di una specie molto schiva, ma è bene evitare di tenere liberi i cani domestici nelle zone boschive (perché considerati competitori o prede e perché disturbano la fauna) e prevenire il rischio rappresentato dagli esemplari confidenti, che cercano il cibo in prossimità delle attività dell’uomo”, ha concluso la ricercatrice.