Ricorre oggi il 44esimo anniversario della morte del giornalista e attivista Peppino Impastato. Aveva 30 anni, quando venne ucciso il 9 maggio del 1978. Era noto, e non solo a Cinisi, per i suoi attacchi e le sue denunce contro Cosa nostra. Peppino aveva interrotto ogni rapporto con il padre, mafioso anche lui. Un anno prima della sua uccisione aveva dato vita a Radio Aut, dai cui microfoni denunciava gli affari di Tano Badalamenti, che aveva soprannominato “Tano Seduto”. La sua era una voce scomoda che bisognava silenziare a tutti i costi in una Sicilia in cui il dominio della criminalità organizzata era assoluto. Il suo cadavere fu trovato sui binari della ferrovia.
IL RICORDO DEL SINDACO DI PALERMO LEOLUCA ORLANDO
“L’esperienza umana e culturale di Peppino Impastato è un invito a tutti a rifiutare i condizionamenti criminali. E’ un inno alla libertà, al recupero della dignità umana. La storia di Impastato ci ha insegnato, anche, a non smettere mai di cercare la verità, a lottare per ottenerla“. Lo afferma il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando in ricordo del militante di Democrazia proletaria, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. “Una verità che per troppo tempo è stata allontanata da un depistaggio ordito da pezzi dello Stato. – aggiunge – Impastato pagò con la vita l’avere sfidato la mafia in un territorio in cui si era stabilito un sistema di relazioni tra apparati dello Stato e mafiosi che governavano la Sicilia. La sua figura rimane un punto di riferimento per quanti hanno scelto di schierarsi contro la mafia e i suoi legami con la politica, facendo scelte di rottura senza compromessi“.
“Il recupero del Casolare dove fu ucciso è – osserva – un ulteriore contributo alla gratitudine e all’ammirazione da parte di tutti e uno stimolo anche di conoscenza dell’impegno per i diritti delle future generazioni“.