La Corte di Cassazione ha annullato il decreto di confisca dei beni nei confronti dell’imprenditore Giuseppe Sammaritano, 68 anni, e nei confronti dei suoi familiari emesso dalla Corte di Appello di Palermo l’anno scorso.
Lo dice il suo legale Baldassare Lauria. “La confisca – dice l’avvocato – era maturata sulla supposta appartenenza all’associazione mafiosa dell’ imprenditore siciliano nel settore dei detersivi e del commercio. I beni confiscati di ingente valore economico – tra cui le società Sicilprodet, f.lli Sammaritano e Max gros, aziende agricole e vari fabbricati – erano pertanto stati affidati all’amministrazione giudiziaria già in sede di sequestro”.
La seconda sezione della Cassazione, accogliendo il ricorsi degli avvocati Pier Paolo Del’Anno, Baldassare Lauria e Salvatore Taverna, ha ordinato un nuovo processo di appello. Il decreto della Corte di Appello di Palermo, presieduto dal dr. De Negri, secondo la sentenza della Cassazione è stato emesso in violazione di legge in ordine ai presupposti legali della confisca di prevenzione.
“Sammaritano non è mai stato un imprenditore mafioso, al contrario è stato vittima della mafia. La Corte di appello di Palermo aveva ritenuto la contiguità del medesimo con alcuni esponenti mafiosi nella metà degli anni 90, a nostro avviso immotivatamente, senza specificare quali fossero realmente le attività illecite svolte dallo stesso imprenditore, nei confronti del quale l’unica indagine per associazione mafiosa è stata archiviata per mancanza del benché minimo elemento indiziario. Quella confisca era una sorta di espropriazione generale senza alcuna base legale, ci aspettiamo adesso un processo più equo” dicono i legali.