Tre persone sono state arrestate dalla Polizia di Stato, a conclusione di un’indagine coordinata dalla Dda di Caltanissetta e svolta dalla Squadra Mobile di Enna, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione ai danni un imprenditore di Aidone (En), titolare di una ditta edile.
Gli indagati: Di Pino Isidoro; Scivoli Filippo, detto “contrabbuffo”; Miccichè Giuseppe, operaio forestale, secondo quanto emerso dalle indagini, sono vicini al boss della Sicilia orientale Salvatore Seminara, scarcerato nel 2013 per scadenza dei termini di custodia, al vertice della famiglia mafiosa di Caltagirone (Ct).
I tre, tutti di Aidone, sarebbero strettamente legati anche alla famiglia di Raddusa, controllata comunque dallo stesso Seminara. Dalle indagini è emerso, inoltre, che uno degli arrestati sarebbe stato in grado di esercitare significative influenze sul Comune di Aidone, in particolare, nella gestione della raccolta dei rifiuti e del taglio degli alberi correlati al decoro urbano, nonché nell’organizzazione di iniziative di intrattenimento a favore di un’attività commerciale.
A seguito delle dichiarazioni dei collaboratori Messina Leonardo e Severino Paolo, nell’ambito dell’operazione “Leopardo” dei primi anni ‘90, venne individuato quale referente per il territorio di Aidone Di Pino Isidoro che venne arrestato e successivamente condannato per associazione mafiosa in primo e secondo grado; dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione, venne assolto con sentenza del 22 novembre 2003. Nel luglio del 2009 Seminara e i tre aidonesi, tra cui Di Pino Isidoro, vennero arrestati nell’operazione “Old One” e successivamente condannati con sentenza definitiva per l’appartenenza a “Cosa Nostra” ed in particolare Seminara per avere riorganizzato l’attività di “Cosa Nostra” in ampie aree dellaprovincia ennese.
Nel 2014, Di Pino Isidoro tornò in libertà e cercò di riprendere la sua posizione mafiosa avvicinandosi ad un incensurato, Scivoli Filippo di Aidone, imprenditore, coinvolto comunque in alcune vicende in Nord Italia che lo avevano portato a essere vittima di un tentato omicidio.
I personaggi di Aidone traevano però la loro linfa mafiosa dalla stretta vicinanza al boss della Sicilia orientale Seminara Salvatore che, temporaneamente scarcerato nel 2013 per scadenza dei termini di custodia, si pose al vertice della famiglia di “Cosa Nostra” di Caltagirone, ed iniziò a esercitare una pesante influenza anche sulla città di Catania. Inoltre, gli aidonesi si legarono strettamente anche alla famiglia di Raddusa – della quale facevano parte i fratelli Simonte Rino e Giuseppe, controllata comunque dallo stesso Seminara, sino a quando quest’ultimi venivano tratti in arresto.
Dal complesso delle attività investigative, svolte dalla Sezione Criminalità Organizzata e Straniera della Squadra Mobile di Enna, emerse come il prevalente interesse di “Cosa Nostra” ennese fosse tuttora rivolto alle attività estorsive ai danni di imprenditori: la “messa a posto” perpetrata ai danni di imprenditori tramite la corresponsione di ingenti somme di denaro; come nel caso della tentata estorsione ai danni di un imprenditore aidonese, titolare di una ditta edile, messa in atto da Scivoli Filippo.