Quasi il 39% dei beni confiscati nel territorio nazionale si trova in Sicilia, di questi il 12% è a Palermo. Solo 50 Comuni dell’isola, però, sono destinatari dei beni sottratti ai boss e la metà non rende pubblici i dati relativi. Ciò comporta una informazione non trasparente. Di questo si è discusso oggi nel corso del seminario “I beni confiscati sono beni comuni”, organizzato dalla Prefettura di Palermo.
Nel corso del seminario sono stati presentati la scheda informativa e lo schema di regolamento: strumenti che serviranno a colmare il gap di pubblicazione dei dati qualitativi e quantitativi dei beni e a disciplinarne l’uso, introdotti grazie al lavoro di studio, raccolta e confronto svolto nel corso dell’anno dal gruppo di cui fanno parte anche Cgil Cisl e Uil di Palermo.
“Un enorme patrimonio in possesso dello Stato e quindi della società civile trasformatasi da oggetto di sopruso a emblema di riscatto, rispetto all’azione criminale che nel tempo ha limitato se non azzerato lo sviluppo nel nostro territorio. L’esperienza del gruppo ha contribuito ad affermare una visione del concetto di proprietà pubblica che serve ad avere finalità inclusive e di partecipazione. L’istituzione della consulta civica va proprio in questa direzione“, dicono i sindacati.
E Mario Ridulfo, segretario della Cgil Palermo, Leonardo La Piana, segretario della Cisl Palermo-Trapani, insieme a Ignazio Baudo della Uil Palermo entrano nel dettaglio: “La scheda informativa e lo schema di regolamento possono contribuire a colmare i gap di pubblicazione dei dati qualitativi e quantitativi sui beni ed avere una organizzazione strutturale grazie all’istituzione dell’ufficio per i beni confiscati. Lo schema di regolamento pone l’attenzione anche sulla questione relativa all’emergenza abitativa dove avranno ascolto anche le associazioni degli inquilini. Queste sono solo alcune delle novità introdotte dal regolamento“.
“Siamo convinti – concludono Cgil Cisl e Uil – che riuso e rigenerazione siano il tributo più grande che tutti noi siamo chiamati a rendere a quanti hanno sacrificato la loro vita nella lotta al crimine. Cgil, Cisl e Uil sono e saranno sempre impegnate per l’affermazione della cultura della legalità“.