Il messaggio nella bottiglia è stato trovato quasi per caso, ieri, nel corso della conferenza stampa dei primi 100 giorni di governo del presidente della Regione Nello Musumeci: “Quale maggioranza? Io non ho una maggioranza, -ha risposto all’indirizzo di uno più esperti cronisti di politica regionale-, che gli aveva posto una domanda sull’aggiornamento del quadro politico nell’Isola dopo il voto del 4 marzo.
A chi era diretto il contenuto di una riflessione di Musumeci che, amplifica e dilata i contorni potenziali di un problema già noto da tempo, ma che viene posto oggi in una luce più attuale che potenziale, quasi a voler anticipare una serie di spine presenti all’interno della coalizione che sostiene il governo?
A quali alleati in particolare? A pezzi di opposizione, che a Pd liquefatto, primi tra tutti Sicilia Futura, potrebbero passare il Rubicone e incasellare un dato numerico più rilevante?
La prima cosa che balza agli occhi è la contestualizzazione del momento che riguarda l’approvazione entro il 30 aprile della legge di stabilità regionale.
Che legge potrà venire fuori per un esecutivo che vuole sfuggire all’incubo di far ripiombare la Sicilia nell’instabilità che ha caratterizzato il cammino, sin dal suo esordio, del governo Crocetta?
La sponda romana, che su alcuni temi, come gli accordi da rinegoziare e le ex Province, per forza di cose non potrà svilupparsi, al di fuori di un perimetro istituzionale, prima di qualche mese, sempre che un governo di profilo e di durata, di scopo o di interesse nazionale, possa prima o poi salpare da Palazzo Chigi.
La crisi dentro Forza Italia che si risolverà alla fine con un nulla di fatto e difficilmente metterà a rischio la leadership di Gianfranco Miccichè, può solo differire, ma non depotenziare il confronto che gli azzurri non faranno mancare dentro il governo.
Il lavoro di filtro, cucitura e mediazione, collante tra esecutivo e Aula, è solo all’inizio. Ma di questo nella bottiglia non c’era traccia.