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Oggetti totemici, compagni fedeli, finestre sui diversi mondi possibili: i libri sono questo e molto altro per chi, abbandonandosi al loro richiamo, permette di “far risuonare l’enigma” che ciascuno di noi porta dentro se stesso.
Massimo Recalcati, psicoanalista fondatore di Jonas – Onlus Centro di Clinica psicoanalitica per i Nuovi Sintomi, rete associativa con più di venti sedi distribuite sul territorio nazionale, di cui una anche a Palermo, dove è già partito un primo progetto educativo con la scuola Pio La Torre, ha tenuto un incontro organizzato dal CIDI per spiegare il rapporto che si stabilisce “fisicamente” quando leggiamo.
In un Teatro Biondo stracolmo l’analista e scrittore, prendendo spunto dalla sua penultima pubblicazione, “A libro aperto – Una vita e i suoi libri“, attraverso tre immagini simbolo, con la chiarezza e l’efficacia espressiva che lo contraddistinguono nel trattare temi pur sempre dall’aspetto scientifico, ha fatto comprendere la vera natura di uno strumento potentissimo che è, per l’appunto, il libro.
“L’incontro con il libro allarga la vita, non è solo quest’ultima ad insegnarci come stare al mondo“.
La prima immagine a cui ha fatto riferimento Recalcati è quella del libro come “mare“, dimensione aperta per eccellenza, luogo del pluralismo; se non si aprono le pagine non si scopre il segreto di un libro, esso non esiste.
Ma un libro può anche essere rivolto contro se stessi, è questo che diventa un testo quando chi lo legge cerca un padrone a cui sottomettersi: “Il libro è un ottimo antidoto contro il desiderio di chiudersi in confini rigidi e fissi, esso porta con sé il pluralismo della democrazia, per questo motivo durante il fascismo vennero tutti distrutti“.
Le “pagine che non siano solamente fogli inchiostrati” sono quei libri che nelle nostre mani diventano “carne viva“: il libro come “corpo” è la seconda immagine chiamata in causa dallo scrittore.
“Leggere non è semplicemente un’esperienza cognitiva o mentale ma anche pulsionale, erotica. Le parole bucano, toccano, ci attraversano“.
La capacità di scoprire il libro come corpo, dotato di una “geografia sensuale“, è il difficile compito che spetta agli insegnanti, sin dai primi anni di scuola.
Terza ed ultima immagine è quella del libro come “coltello“: “Quando un libro è un incontro, e non tutti lo sono, allora diventa un coltello perché è lui a penetrare dentro di noi, così come accade per tutte le forme d’arte“.
Qualcuno, infine, ha scritto che in una libreria se si ascolta bene i libri sono dotati di una flebile voce che ci invita ad aprirli ma, e qui Recalcati aggiunge un tassello importante, inconsciamente ne scegliamo uno piuttosto che un’altro.
Che cos’è, dunque, che agisce la selezione di libri che non dimenticheremo mai per tutta la vita?
Attinge agli studi del suo maestro Jacques Lacan, infine, Recalcati spiegando che: “Il libro che arriva a noi come un incontro riaccende la brace della “lalangue”, ovvero quel linguaggio primitivo che si forma in ciascuno di noi sin dalla nascita, unico e peculiare, che custodisce il nostro passato più antico, gli affetti e le emozioni lontane che rendono ogni essere umano unico“.