Principi costituzionali e privacy sono stati calpestati. Questa l’accusa mossa dal Grande Oriente d’Italia, la più antica organizzazione massonica italiana, contro il provvedimento della Commissione parlamentare antimafia che ha portato a perquisizioni nelle sedi del Goi e al sequestro degli elenchi degli iscritti delle logge siciliane e calabresi, avvenuto il 1° marzo scorso.
Con questa motivazione, il Grande Oriente d’Italia ha depositato ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per le “attività fortemente discriminatorie” nei confronti degli affiliati.
Il Goi afferma che “il ricorso trova la sua ragione nella inesistenza di rimedi giurisdizionali propri nazionali nei confronti del provvedimento emesso dalla Commissione, inesistenza più volte riaffermata anche successivamente alla sentenza delle Sezioni Unite della Suprema Corte del 12 marzo 1983 n. 4″.
“Il Grande Oriente d’Italia – spiega il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi – intende con queste azioni riaffermare lo spirito e il senso dei principi costituzionali calpestati dalle iniziative poste in essere oggi soltanto in danno della Libera Muratoria ma comunque potenzialmente dannose per la libertà di associazione e per la tutela della riservatezza delle persone”.