Mascherina addosso, gel igienizzante all’ingresso e autocertificazione nello zaino: i primi maturandi del Liceo scientifico Albert Einstein di Palermo fanno così il loro ingresso a scuola dopo mesi di lockdown per sostenere quelli che loro stessi definiscono “gli strani esami” imposti dalla pandemia.
C’è chi è più esitante nell’affrontare l’esame di Stato con la commissione seduta a distanza e le mascherine addosso e chi ha qualche rimpianto: “Forse non ho provato la stessa emozione dei mei colleghi – dice Gabriele Virdone, 19enne tra i primi a uscire – il primo mese di didattica a distanza non è andato bene, poi tutto è diventato più efficiente e se non ci fosse stata la tecnologia non so come avremmo fatto“.
Il Covid ha pesato anche sulle scelte post maturità di Gabriele: “Inizialmente volevo frequentare l’accademia di Bergamo per entrare nella Guardia di Finanza ma ho scelto di rimandare, farò Economia e management a Palermo, poi chissà, magari quando tutto sarà finito andrò a Bergamo“. Tra le domande d’esame quella di “Cittadinanza e Costituzione che ha riguardato la restrizione della libertà individuale in seguito alla pandemia. Percorsi separati tra ingresso e uscita, il tempo di sanificare l’aula e il banco del candidato e la seconda a maturarsi è la 18enne Alessia Raccuglia: “Mi è dispiaciuto fare l’esame così – spiega – è stato strano parlare con i professori seduti anche alle mie spalle per rispettare le distanze, preferivo l’esame classico. Comunque temevo peggio, ero molto tesa. La Dad? Non è stata molto utile, non tutti i prof sono abituati a usare la tecnologia. Ora mi iscriverò a Lettere moderne”.
Quando i candidati che hanno già sostenuto gli esami raggiungono gli amici che aspettano pazientemente fuori con i genitori, la prima regola post pandemia a cadere è quella degli abbracci vietati: “ho vissuto il mio ultimo giorno di scuola senza sapere che lo fosse, mi sono mancati i compagni di classe ma anche i prof“, dicono maturati e maturandi in attesa.
Stesse scene anche davanti il liceo scientifico palermitano Benedetto Croce, nel quartiere palermitano di Ballarò, dove gli gli studenti si sono ritrovati prima dell’apertura dei cancelli. “Sono il secondo in lista della mia classe – dice Alessandro Sciortino, in attesa di varcare il portone – . Certo c’è qualche timore è una prova d’esami comunque complessa anche se non ci sono gli scritti. Dobbiamo presentare tutto il programma e non è stato semplice che attende di entrare a scuola fuori dal portone . Tornare a scuola comunque è una bella sensazione anche se in questi momenti prevale la tensione”. Nella scuola diretta dalla professoressa Simonetta Calafiore l’atmosfera è molto serena e tutto si svolge secondo quanto previsto.
“I maturandi conosceranno l’esito della loro prova direttamente dal portale a cui si collegheranno tramite la propria password – dice la professoressa Verina Catalanotto – Ogni giorno ci saranno circa 30 prove e credo che entro i primi di luglio gli esami saranno terminati“. Passata la prima ora c’è chi esce dalla scuola con il volto sorridente. “E’ finita. Credo sia andata bene – dice Francesco Amato – Certo non è una prova semplice, ma la commissione mi ha messo a mio agio. Per chi ha studiato non ci saranno particolari difficoltà. Questa maturità passerà alla storia e difficilmente la dimenticherò”.
Nel liceo classico Umberto I, lo stesso dove ha studiato Giovanni Falcone, le commissioni sono divise tra la palestra dell’istituto, la sala professori o l’aula magna per garantire il distanziamento. “È stato emozionante ritornare a scuola e rivedere i compagni, ma mi è mancata l’ansia condivisa dai miei colleghi degli anni precedenti. Quando ho finito mi ha fatto un po’ impressione vedere che stavano sanificando il mio banco” dice Rachele Sparacio, 18 anni, tra le prime a maturarsi, all’uscita dalla palestra. “La notte prima degli esami abbiamo ricevuto una videochiamata dalla prof di latino e greco – aggiunge – ne avevo bisogno, ho sentito di fare di nuovo parte della classe, ma allo stesso tempo ho capito quanto fosse anomala questa situazione”.
Rachele risponde anche alle telefonate dei compagni da casa, che le fanno domande sulle nuove modalità d’esame: “tranquilli, nessun problema...”. “Uscire da casa dopo tre mesi di lockdown è stato pesante dal punto di vista psicologico – dice la 18enne Maria Stefania Madelon, che ha sostenuto l’esame in sala professori – il mio banco era al centro, è stato triste non potere dare alla fine una stretta di mano ai professori, ci siamo sentiti un po’ come degli estranei”. Dello stesso avviso la compagna Giulia Pia Licandro, 17 anni: “alla fine siamo riusciti a portare a termine il programma, ma ci è mancata la quotidianità con i compagni. Dopo mesi di isolamento la disposizione dei banchi a distanza ha un po’ amplificato questa solitudine”.
Giorgio Alagna ha sostenuto l’esame in Aula magna: “Sono molto sollevato di non avere dovuto fare la versione di greco, credevo fosse più difficile – ammette il 19enne – cosa mi è mancato di più? Le discussioni in classe su dove sedersi per l’esame e da chi copiare“, scherza. “È stato difficile ritornare alla vita normale – spiega – ho ancora qualche difficoltà a stare con tante persone nello stesso posto ed esitazioni a dare abbracci“.
Tra le materie studiate al liceo c’è anche il tedesco, scelta che lo porterà a iscriversi a “Psicologia a Colonia, in Germania“. Ma nonostante le paure iniziali, il selfie con i compagni e l’abbraccio finale all’uscita sancisce il primo timido ritorno alla normalità.