Solo un edificio scolastico su tre, in Italia, è fornito di un locale mensa. A dirlo, i dati diffusi da Cittadinanzattiva nella VII Indagine sulle mense scolastiche. Le mense, tuttavia, non sono distribuite in modo uniforme sul territorio nazionale. Nelle regioni del Sud, infatti, solo il 22% delle scuole possiede una mensa, nelle Isole appena il 21%: la quota si abbassa ulteriormente in Campania (15,6%) e in Sicilia (13,7%).
Al Centro e al Nord, invece, la percentuale delle mense scolastiche è decisamente più alta: rispettivamente il 41% e il 43%. La regione con il maggior numero di mense è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria. Per tentare di colmare questa disparità tra gli obbiettivi previsti dal Pnrr c’è la creazione di circa 1.000 mense scolastiche. Tuttavia, rilevano i ricercatori, i pochi dati disponibili sull’andamento dei lavori evidenziano un forte ritardo di questo filone dei finanziamenti, per cui la disponibilità delle nuove strutture si avrà solo a partire dal secondo semestre del 2026.
Il Pangi (Piano di azione nazionale per l’attuazione della garanzia dell’infanzia) indica il servizio delle mense scolastiche come uno dei più importanti per prevenire l’esclusione sociale dei minori. Avere una mensa scolastica è fondamentale nella lotta alla povertà educativa e alimentare, consentendo a tutti gli alunni di accedere a pasti sani ed equilibrati indipendentemente dalle possibilità territoriali, economiche e organizzative delle proprie famiglie d’origine. La qualità del servizio è, in questo senso, determinata.
Come specifica infatti Adriana Bizzari, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva: “La Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii una indagine conoscitiva per individuare un piano di interventi su aspetti quali: qualità e costo delle derrate alimentari, filiera di approvvigionamento, rispetto dei menù, ruolo delle Commissioni mensa, fasce di agevolazione nelle tariffe, sistema degli appalti, condizioni lavorative del personale addetto, rispetto dei Cam, monitoraggio dei programmi pubblici mense bio e frutta e verdura a scuola, progetti di educazione all’alimentazione corretta“.
La spesa media sostenuta da una famiglia italiana per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla scuola primaria o dell’infanzia è di 84 e 85 euro al mese, ovvero 4,20 e 4,26 euro a pasto. Questa la fotografia scattata dalla VII indagine di Cittadinanzattiva sul costo delle mense scolastiche in Italia. La regione mediamente più costosa è la Basilicata (109 euro mensili), seguita dall’Emilia Romagna (107euro) e dalla Liguria (103euro).
La regione più economica, invece, è la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 per la primaria), preceduta di poco dell’Umbria (67euro). L’incremento del costo delle mense scolastiche rispetto alla precedente indagine – riferita al 2022-23 – è stato di oltre il 3%. Le variazioni, tuttavia, si distribuisco in modo differente a livello regionale. Solo in due regioni, infatti, il costo del pasto rimane invariato rispetto all’anno precedente (Abruzzo e Valle d’Aosta) e solamente in quattro (Basilicata, Lazio, Toscana e Umbria) diminuisce. Nelle altre, invece, si registrano aumenti anche molto significativi, come nel caso della Calabria (+26%), seguita da Lombardia (+7,5%), Molise (+7,2%), Puglia (+6,9%), Liguria (+6,83%) e Friuli Venezia Giulia (+5,9%). Nella classifica delle città più economiche per il servizio di mensa scolastica si trova al primo posto Barletta, seguita da Cagliari, Ragusa e Enna. Sul podio delle città più costose, invece, Torino riconferma il primato degli ultimi anni, seguita da Modena, Trapani e Livorno.
“Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno“, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva.