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La parola

Meritocrazia, Come si misura?

sabato 5 Ottobre 2024

Carissimi,

una parola presente nel nostro vocabolario della lingua italiana e della quale potremmo fare a meno, inserendola nel novero delle tante parole inutili, poiché non utilizzate è la meritocrazia.

Qualcuno di voi sta portando la mano nell’orecchio destro come a voler significare: “che cosa hai detto?

Lo capisco, meritocrazia sembra essere proprio un termine di una lingua straniera, probabilmente proviene non tanto dal latino o dal greco, ma forse dal sumero, lingua di un popolo meritevole (come spesso letto sui social in circostanze in cui gli venivano attribuite particolari invenzioni) che lasciava tutti concordi nel plauso ….. “è giusto ….. sumeritano”.

Eh sì, meritare, sembra essere un premio una volta riconosciuto un determinato valore in una particolare scala, ma il problema sta proprio qui, riuscire a capire quale è questa scala.

Certo, se pensiamo con un po’ di body shaming a chi qualche anno fa ne fece un proprio baluardo politico, un ministro non tanto alto, anzi bassissimo, l’uso della scala in quel caso sarebbe servito non per valutare ma per raggiungere un obiettivo posto in alto.

La scala di valutazione come sempre si può costruire a posteriori, anzi con tanta genialità, negli ultimi tempi, la si può costruire per poi metterla da parte, lasciando al collegio giudicante il compito di proporre a chi ha indetto la selezione, una lista o nella migliore dell’ipotesi, addirittura senza lista dire: “fa tu”.

Quindi come vedete la materia è tutt’altro che semplice, perdere tanto di quel tempo per raccogliere nei casi più rigorosi i titoli, negli altri casi, per costruirli ad arte per poi alla fine essere giudicati da qualcuno che sceglie ad intuito, vedete che è complicato, poiché l’intuito è una cosa importante e in tante altre scienze viene utilizzato come manifestazione d’intelligenza superiore, poiché colui che ha intuito, e quasi sempre colui ca “sinni siente”.

Noi di contro siamo ormai abituati, attraverso la televisione, alla vista di tanti talent dove nella stragrande maggioranza dei casi si avvicendano davanti all’obiettivo, per un giorno da leone, tantissime persone realmente di talento, ma a giudicare costoro ci sono sempre giurie bizzarre e certe volte molto giovani per poter avere quella grande saggezza di saper giudicare e il tutto alla fine si conclude con risultati che lasciano mille dubbi. E questi sono i talent dove il merito spesso viene mortificato.

Esiste il giudice per eccellenza in grado di poter giudicare e scegliere chi tra più persone ha maggior merito? Esiste una persona che oltre ad avere una cultura smisurata, una conoscenza della materia di che trattasi e tanto buon senso?

È triste dirlo ma scopriamo che oggi in molti casi chi è scelto a giudicare non sia realmente nelle condizioni di potere oggettivamente dire che l’uno è migliore dell’altro e in questi casi la butta da tergo al computer, ai sistemi informatici, agli algoritmi e in ultima analisi all’intelligenze artificiale.

Ma cosa accade quando il giudice è la gente, l’opinione pubblica?

La gente in quanto massa giudica sull’istante, dimentica facilmente i meriti e commemora esaltando le qualità di qualunque soggetto soltanto dopo la morte, lo fa con i campioni dello sport, lo fa con gli artisti si costruisce miti sopravvalutandoli per poi distruggerli e dimenticarli alla prima occasione.

Lo fa in tante cose, lo persino con coloro che devono governare le proprie sorti, i politici, avete visto mai la gente riconoscere in vita i meriti di un uomo politico e per giudicarlo con quali parametri?

Figuratevi oggi non esistono più i consensi e questi sono stati sostituiti dai nominati, come fa la gente nel momento in cui viene chiamata a giudicarli per eleggerli, lo fa sul merito?

Mi chiedevo ad esempio per quale merito la gente giudica il primo cittadino. Prendete un sindaco, può piacere o no, ma verrà giudicato per i chilometri fatti nei suoi tanti viaggi, per i nastri tagliati, le foto e le interviste concesse, o per le ore passate seduto alla scrivania a lavorare?

Ciò mi fa pensare che c’è qualcosa di oggettivo misurabile, il lavoro per far diventare un politico eletto o addirittura sindaco, se ci riflettete questo sforzo lo abbiamo fatto noi, poiché il candidato avrà potuto spendere anche tutte le sue energie e i soldi posseduti nella sua campagna elettorale, ma se noi non usciamo da casa per andare a votare …..

Il merito è nostro, ma anche in questo caso chi lo riconosce?

Un abbraccio, Epruno.

 

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