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Dati Istat

Messina città di anziani (per di più poveri). Allarme Cgil

lunedì 6 Novembre 2023

E’ un po’ il cane che si morde la coda ed anche un fenomeno iniziato oltre 20 anni che non accenna a fermarsi. Messina è una città di anziani, sempre più anziani e soprattutto poveri. Proprio quest’ultimo aspetto, pensioni ai limiti della sopravvivenza non innesca il meccanismo di crescita. Chi ha poco spende poco. E’ il dato, spietato, emerso dal report Openpolis sui tassi di natalità in Italia. Nella città dello Stretto il numero è oltre la soglia d’allarme: nel 2022 gli over 65 anni sono 207,7 ogni 100 giovani (fascia 0-14 anni). Praticamente poco più del doppio. Il totale è 54.309 anziani e probabilmente il dato è anche più ampio perché migliaia di giovani che hanno lasciato Messina per lavorare ancora risultano residenti in città. E a ben guardare anche la provincia con i suoi 108 comuni non se la passa affatto bene.

TENDENZA IRREVERSIBILE

La Cgil Messina, attraverso  Spi (pensionati) ed Fp (funzione pubblica) commenta con amarezza e preoccupazione una tendenza che appare irreversibile.  “Le amministrazioni pubbliche a partire dalla Città metropolitana e dai comuni dovrebbero interrogarsi sulla capacità di fornire servizi e misure per trattenere i giovani che fuggono alla ricerca di opportunità di vita e di lavoro migliori o anche per includere fette crescenti di popolazione intrappolate in dinamiche di disoccupazione, precarietà e inattività che si traducono in esclusione sociale. Ma l’altra faccia della medaglia della denatalità è l’invecchiamento della popolazione”, osservano il segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti e la segretaria confederale Stefania Radici.

UNA PROVINCIA DI ANZIANI

Se nel comune capoluogo ci sono 54.309 anziani, nei comuni della prima cintura dell’area metropolitana sono 6.541 anziani; nei comuni della seconda cintura 7.695 anziani; negli altri comuni 80.069 anziani per un totale di 148.614 over 65, di cui oltre la metà, 82.767, sono donne. Rappresentano il 24.8% dell’intera popolazione, quasi un quarto. L’indice di dipendenza è 57,7%, che significa che ogni 100 individui in età attiva (dai 15 ai 64 anni) ce ne sono quasi 58 in età non attiva (0-14 e 65 e oltre). L’indice di dipendenza anziani è 38,8%, 6 punti in più rispetto alla media regionale, ad indicare che ogni 10 persone in età attiva (15-64 anni) ce ne sono 4 over 65.

Ma se andiamo nel dettaglio, e cioè l’entità della pensione e la condizione della popolazione over 65 a Messina e provincia la situazione è molto critica.

PENSIONI POVERE

Dei 148.614 over 65 ci sono 67.352 che erano dipendenti privati e prendono una pensione media di 1.071 euro; 9.182 prendono una pensione di invalidità che in media è 723 euro; 30.292 superstiti che prendono una pensione di 646 euro. Il totale è 106.048 con un assegno medio di 813 euro. Le pensioni delle donne per vecchiaia/anzianità sono circa 500 euro in meno; quelle per invalidità circa 200 euro in meno. I dipendenti pubblici over 65 in pensione sono 17.753 per anzianità; 8.564 per vecchiaia; 1.966 per inabilità; 8.370 superstiti per un totale di 36.653. L’importo medio mensile è 2.049 euro, con una differenza di 648 euro tra gli uomini che prendono 2.414 euro e le donne che prendono 1.766 euro (elaborazione Cgil su dati INPS). Inoltre ci sono 2.167 persone che percepiscono la pensione di cittadinanza con un importo medio di 329,74 euro. Altri ancora ricevono prestazioni assistenziali con importi evidentemente bassi.

Messina è dunque una provincia di anziani e di anziani poveri- proseguono Patti, Radici e la segretaria generale dello Spi-Cgil di Messina Pina Teresa Lontri–  Fondamentali dunque sono i servizi per gli anziani per fornire risposte adeguate ai bisogni specifici di questa fascia di popolazione, sia quelli che servono a prevenire l’ospedalizzazione e promuovere l’assistenza di prossimità, che quelli necessari a consentire una vita attiva nella comunità”.

I SERVIZI SOCIALI

Dal report ISTAT sugli anziani nelle città metropolitane emerge che a Messina nel 2020 solo lo 0,3% degli anziani ha usufruito di servizi socio-assistenziali e solo lo 0,2% degli anziani non autosufficienti ha usufruito del servizio ADI (Assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari). Ne consegue, spiegano i sindacalisti che è enorme il numero di anziani non raggiunti dai servizi pur avendone necessità.

I SOLDI CI SONO MA…

La Cgil Messina, con lo Spi e la categoria Fp, affronta la questione dei servizi da garantire e le risorse da impiegare per fare fronte ai reali bisogni sociali: come emerge dalle riunioni coi Distretti socio-sanitari della provincia, le risorse che pur vengono destinate a categorie fragili come agli anziani non vengono impegnate e dunque spese e rendicontate per criticità inerenti i profili professionali necessari e la capacità tecnico-amministrativa dei comuni coinvolti. Le risorse non mancano, né quelle a valere sul PNRR, né quelle ordinarie stanziate per le politiche sociali.

Come emerge dalla relazione annuale dell’assessora Calafiore, per il rafforzamento dei servizi sociali domiciliari per garantire la dimissione anticipata assistita e prevenire l’ospedalizzazione (PNRR Missione 5 Componente 2 Investimento 1.1. Sub investimento 1.1.3) ci sono € 330.000,00; per l’autonomia degli anziani non autosufficienti (PNRR M5C2 – Investimento 1.1.2 Autonomia degli anziani non autosufficienti) ci sono € 2.460.000,00; per il centro aggregativo diurno Gerusia a valere sui PAO ci sono € 582.609,39; per il servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani autosufficiente non ADI (PNSCIA – PAC Anziani – SADA- ADI) ci sono € 5.441.346,66; sul Fondo per la prevenzione e il contrasto delle truffe agli anziani Progetto: nonraggi@ME annualità 2022 ci sono € 19.500,00.

Sarebbe utile sapere – dicono il segretario della Cgil Pietro Patti, la componente della segreteria Radici, la segretaria dello Spi Lontri, il segretario generale della Fp di Messina Francesco Fucile e la segretaria Fp Elena De Pasquale – quanti sono i potenziali utenti e quanti sono quelli effettivamente intercettati, nonché il fabbisogno effettivo di risorse umane necessarie ad erogare il servizio nei confronti dei potenziali utenti”.

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