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L'analisi della Cgil

Messina: troppi Neet, pochi asili. Allarme sui dati dei minori a rischio

mercoledì 25 Ottobre 2023

Là dove ci sono zone economicamente fragili, alti livelli di disoccupazione, elevati tassi di dispersione scolastica, maggiori fattori di rischio, c’è anche un maggior numero di bambini e giovani nella fascia da 0 a 19 anni.

E’ l’elemento emerso dal rapporto di Save the Children su Messina che più preoccupa ed è segnale di progressiva esclusione sociale che riguarda le fasce più giovani in una città che peraltro invecchia pericolosamente (ci sono 200 anziani ogni 100 giovani).

L’indice di dispersione scolastica nella provincia di Messina è di 0,29 per la scuola primaria e di 1,09, per la scuola secondaria. Se guardiamo alla percentuale di mense scolastiche nella scuola primaria è pari al 32,2% mentre il tempo pieno è del 20,3% nelle primarie e 31,3% nelle secondarie.

Le circoscrizioni nelle quali c’è il maggior numero di bambini e adolescenti fino a 19 anni sono la II (dove la fascia d’età indicata rappresenta il 20,09% della popolazione) e la III (dove è il 24%). E’ proprio in queste due Municipalità che vi sono zone cosiddette a rischio (Cep, Unrra, Mangialupi, Bordonaro, Camaro, Bisconte). Ed in entrambi i territori più della metà dei residenti (62 e 71,8%) ha la licenza media. Sempre in queste due circoscrizioni il tasso di disoccupazione, nella fascia d’età dai 15 ai 64 anni, è del 59,8 e del 63,2%.

POVERTA’ ECONOMICA

L’allarme è della Cgil, come spiegano il segretario generale Pietro Patti e la segretaria confederale Stefania Radici che fanno un’analisi di tutti i fattori connessi ai dati sull’infanzia e adolescenza.

La povertà economica – osserva la segretaria confederale Stefania Radici -in una città in cui oltre la metà degli abitanti non percepisce più di 15.000 euro l’anno, si traduce in povertà educativa perché incide sui percorsi scolastici, determinando dispersione. E come si evince dai dati, chi ha bassi titoli di studio affronta maggiori difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro, finendo nelle maglie del nero se non della disoccupazione o della inattività”.

TROPPI NEET POCHI ASILI

Non è un caso se Messina ha una percentuale di NEET nella fascia 15-34 che tocca il 40%, giovani che scontano le conseguenze di un sistema che ne ha ignorato i bisogni sin dall’infanzia. In particolare, rileva la Cgil, sul sistema di educazione ed istruzione 3 – 36 mesi Messina sconta un ritardo gravissimo.. Per i 4.701 bambini nella fascia 3-36 mesi presenti a Messina servirebbero almeno 1.551 posti, ossia il 33% della domanda potenziale, in base all’obiettivo di servizio fissato dalle Legge 234/2021.

Invece, ci sono solo 5 asili nido comunali che coprono 128 posti (21 posti a Camaro; 25 posti a Fondo Basile/Giostra; 48 posti a San Licandro; 25 posti all’asilo della Caserma Zuccarello; 9 posti all’asilo di Palazzo Zanca), che si aggiungono ai 142 posti nel privato, arrivando ad una percentuale di 5,74%.

SOMME INUTILIZZATE

Chiediamo al Comune di Messina – dichiarano Patti e Radici – che fine abbiano fatto i 900 mila euro a valere sul PAC Infanzia 2017 per  l’aumento dei posti coperti dagli asili di Camaro e San Licandro; i 500 mila euro del FESR per la creazione di un asilo a Villaggio Matteotti (Annunziata) e di un altro a Santa Margherita; i 2 milioni a valere sul Masterplan per la costruzione di un asilo a Contrada Serri (Faro) e un altro a Santo/Bordonaro. Del Masterplan si hanno notizie solo dell’asilo in Via Brasile, su cui a distanza di anni si sta iniziando a lavorare. Nessuna notizia invece degli asili previsti in Agenda Urbana a villaggio CEP e Granatari.  Chiediamo anche i motivi del ritardo rispetto all’asilo del rione Taormina, finanziato con 856 mila euro dal PNRR. La Legge 234/2021 aveva messo a disposizione del Comune di Messina 1.120.276 euro per aumentare il numero di posti disponibili negli asili comunali. Somme a quanto pare non spese. Ci chiediamo perché”.

IL GAP

Le risorse non sono solo destinate alla costruzione degli asili ma anche alla gestione, pertanto è gravissimo che queste somme non vengano utilizzate. Il  potenziamento dei servizi per i minori contribuirebbe anche a contrastare la dinamica demografica che vede Messina invecchiare sempre di più.

Non è possibile – dicono Patti e Radici – disperdere risorse pubbliche preziose che potrebbero servire davvero ad innescare un processo di sviluppo ed inclusione sociale, colmando divari insostenibili tra aree geografiche del nostro Paese. Divari, che invece rischiano di aumentare se lo sciagurato progetto di autonomia differenziata dovesse concretizzarsi”.

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