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Messina, la Nuova Dc: “Perchè diciamo no al Comune Montemare”

martedì 12 Aprile 2022

L’attenzione di tutti, in queste settimane che porteranno alle elezioni del 12 giugno, è esclusivamente sulla campagna per il sindaco mentre il referendum sul nuovo comune Montemare che pure avrà conseguenze concrete, passa in secondo piano.

Ad accedere i riflettori e spiegare il perché di una posizione contraria è Pippo Previti, della Nuova Dc. Undici villaggi, da Castanea a Rodia,  facenti parte delle ex Circoscrizioni XII e XIII secondo i promotori del referendum dovrebbero costituire il nuovo comune chiamato Montemare proprio perché unisce territori in collina e zone costiere.

Già in un recente passato si è assistito ad un fenomeno inverso- ricorda Pippo Previti- Era il 1928 quando venne soppresso il comune di S. Stefano di Briga (u supranu) ed accorpato a Messina. I problemi sono sempre gli stessi: la raccolta delle tasse e tributi e la loro distribuzione. Garantire servizi efficienti quando la popolazione è poca e il territorio da servire ampio, è impresa più che ardua. Specie se non arrivano, come spesso accade, le risorse adeguate dallo Stato e dalla Regione”.

Previti spiega come sia invece necessaria una distribuzione più equilibrata delle risorse nel territorio per garantire attenzione e servizi in aree che sono lontane dal centro e spesso dimenticate.

E’ certo che questa mancanza di attenzione da parte delle istituzioni cittadine, verso questi villaggi è uno degli elementi principali che ha determinato la scelta di proporre un referendum per la nascita di un nuovo comune- continua il vice segretario cittadino della Nuova Dc-.Ma riteniamo che non sia questa la strada migliore per ottenere quello che si deve per diritto. Se si ottenesse quello che si chiede con il referendum ben presto le contraddizioni, le difficoltà, le varie criticità – quelle che in grande soffre la città di Messina – si presenterebbero puntualmente anche per l’ipotetico comune”.

Invece che una “secessione” dei villaggi secondo la Nuova Dc si dovrebbero ripristinare le due circoscrizioni che sono state accorpate quando si è passati dai 13 quartieri agli attuali sei.

L’istituzione di una o due nuove Circoscrizioni sarebbe un primo segnale che va, ovviamente, accompagnato dall’improcrastinabile trasferimento di vere deleghe, non solo le funzioni anagrafiche, ma la possibilità che tutte le Municipalità possano intervenire in materia di verde, arredo urbano, lavori pubblici, mercati rionali, attività culturali, viabilità di quartiere,  ecc.,entro un badge prestabilito- conclude Previti- Ad oggi abbiamo assistito allo stesso errore che fa lo stato e la nostra regione con i comuni, non trasferendo competenze e risorse che ancora oggi restano di loro competenza. Dai piani regolatori all’erogazione dei buoni libro, tanto per citarne qualcuno. Mi viene in mente un vecchio detto salesiano: “da soli si va veloci, INSIEME si va lontano. ”

 

 

 

 

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