Finita la tregua estiva i gruppi della Lega, ormai all’opposizione a Palazzo Zanca, affilano le armi. Il primo affondo riguarda uno scontro rimasto congelato in attesa della seduta del Tar il 3 ottobre, ovvero la querelle sulla contestatissima elezione del presidente del consiglio comunale Nello Pergolizzi (QUI). Le opposizioni, che adesso hanno la maggioranza in Aula, hanno presentato ricorso ma nel frattempo è rimasta in sospeso un’appendice: l’elezione dell’ufficio di presidenza.
Dal giorno dell’insediamento di Pergolizzi quale presidente infatti, tra ricorsi e polemiche, ma soprattutto per timore che la nuova maggioranza portasse a casa il vicario e il vice presidente, è tutto fermo. O meglio, l’elezione di Mirko Cantello (gruppo Lega) a vice presidente è stata bloccata da Pergolizzi, che peraltro ha usato gli stessi argomenti sollevati contro di lui per contestare la votazione del collega.
Così oggi i due gruppi consiliari Lega e Prima l’Italia riaprono le danze.
“Messina abbandonata e paralizzata, prova ne sia che ad un anno dalle elezioni amministrative, la città è sprovvista di un ufficio di presidenza del Consiglio Comunale, necessario per la gestione complessiva dell’organo di vertice di indirizzo e controllo – si legge nel comunicato – Ma il dato grave, per una amministrazione che sbandiera il rispetto delle regole e delle normative, è la naturalezza che viene attribuita a questa anomalia che rende monco e non operativo l’organo di garanzia per eccellenza che non è stato costituito secondo le norme statutarie e regolamentari”.
I consiglieri d’opposizione ricordano che il Presidente De Luca al momento dell’insediamento è stato eletto con un’ampia maggioranza, insieme al vice Sebastiano Pergolizzi. Un anno dopo De Luca si è dimesso per candidarsi alla guida di Taormina ma nel frattempo Basile ha perso la maggioranza in consiglio comunale e l’elezione di Pergolizzi a presidente è stato un percorso a ostacoli ancora oggi in attesa di sentenza del Tar.
“Il comportamento di un Presidente autoproclamatosi eletto in maniera illegittima e senza una maggioranza, che non ha tra l’altro proceduto alla proclamazione legittima di un vice Presidente votato regolarmente dalle forze politiche di opposizione, potendo configurare tra l’altro la fattispecie di cui all’art.323 del c.p., dovrebbe compiere un solo atto di responsabilità per ristabilire gli equilibri istituzionali, in relazione ai principi di trasparenza ed imparzialità della pubblica amministrazione: dimettersi. Lo stesso a causa del cattivo esercizio di tale funzione, ha compromesso il principio di neutralità del ruolo secondo il quale potrebbe essere addirittura revocato. A causa di questi comportamenti nonostante il tentativo vano di costituire il suddetto ufficio attraverso due successive votazioni, non si è giunti all’epilogo sperato e Messina risulta l’unica città metropolitana che non è riuscita ad eleggere in seno al suo Consiglio comunale l’ufficio di presidenza. Il dato politico che emerge è preoccupante in quanto evidenzia la precarietà di un’amministrazione che pur sbandierando i principi di rispetto delle regole, antepone le logiche di potere e gli interessi personali, all’applicazione dello statuto, del regolamento del consiglio comunale e delle normative vigenti”.