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Messina, naufraga la “Fiera di Agosto”. Ennesimo flop che costa 100mila visitatori

giovedì 8 Giugno 2017

Non conosce limiti l’impietosa parabola quotidiana del crollo verticale di Messina, che alle porte della stagione turistica si regala l’ennesimo flop, un altro imbarazzante capitolo di una interminabile debacle sociale ed economica.

Quest’anno niente “Fiera ad Agosto”, l’annuncio è arrivato da Antonino De Simone, commissario dell’Autorità Portuale e la decisione mette il punto esclamativo ad un “tira e molla” con la Giunta del sindaco Accorinti che “non ha condiviso un bando per l’affidamento in concessione dell’area del lungomare fieristico per la durata di 60 giorni”.

“Quest’anno negli spazi fieristici potranno essere svolti soltanto eventi ricreativi, culturali , ludici e di aggregazione per la durata di pochi giorni”, ha precisato De Simone. Per rendere l’idea dell’iniziativa che va in fumo basta dire che naufraga un evento capace di attrarre oltre 100.000 visitatori nella scorsa edizione di “Agosto in…Fiera”.

 

A rimetterci saranno anche i crocieristi, visto che per loro era stato approntato un piano di accoglienza per tutto il mese di agosto (anche di mattina) all’interno della Fiera che prevedeva sia degustazioni gratuite delle specialità locali (in collaborazione con numerose imprese enogastronomiche) che un vero e proprio “villaggio siciliano” ove avrebbero goduto di spettacoli e rappresentazioni delle tradizioni isolane.

fiera messina«Per il nostro progetto di quest’anno – ha spiegato Claudio Prestopino, della ‘People on the Mov’, associazione che si è già occupata di organizzazione di eventi in Fiera – avevamo previsto anche attività di spettacolo, teatro e musica che accontentassero tutti i gusti, alcune delle quali con ingresso gratuito. Numerose associazioni culturali hanno sin da gennaio condiviso il nostro progetto. Purtroppo gli sforzi e i preparativi di questi mesi non verranno premiati, i cancelli resteranno chiusi. Ringraziamo comunque, tra gli altri, la disponibilità di: Cooperativa Sinfonietta, Latitudini, Querelle, Actor Gym, Fieri di Essere, Creab».  

«Nell’ottica di una “ripartenza” dal basso – aggiunge l’organizzatore di eventi – una manifestazione ‘popolare’ come la fiera di agosto non può che essere vista di buon occhio dall’amministrazione ma, in realtà, evidentemente così non è visto il “muro” che l’Autorità Portuale si è trovato contro. A fini di cronaca ricordiamo che la Fiera di Palermo (in questo momento in pieno svolgimento) ha ritrovato lustro grazie all’accordo tra il Comune ed una cordata di imprenditori. Ma per noi questa non è una fine – conclude Prestopino – ma un nuovo inizio. Siamo già al lavoro per spostare le attività di carattere espositivo in un importante centro turistico della provincia. L’atmosfera sarà diversa, non ci saranno né la Vara, né i giochi di artificio a fare da corollario alla spensieratezza dei momenti trascorsi in Fiera, ma di certo ci sarà una città diversa ed una diversa Amministrazione che saprà cogliere le giuste opportunità da offrire ai propri concittadini».

 

E allora c’è da chiedersi se davvero a Messina si sia toccato il fondo e sino a che punto possa arrivare la pochezza di una politica che portato nell’ultimo ventennio (per non andare oltre) la Città dello Stretto nel baratro di una crisi che non conosce fine e non trova distinzioni significative tra la lunga epoca dei partiti che hanno fatto danni e l’era attuale di chi non ha saputo invertire il trend e cambiare l’atmosfera cupa di una città che sembra paralizzata e rassegnata all’impossibilità di rialzare la testa e provare a rilanciarsi.

Non è pensabile che la burocrazia non riesca a trovare una sintesi e un punto di incontro con i privati e con le altre Istituzioni sul rilancio, e neppure sul mantenimento, delle poche occasioni di vitalità sociale che caratterizzano la città. E la situazione della Fiera di Agosto appare come l’ennesimo paradosso impietoso di una incapacità cronica di dare priorità all’esigenza di salvaguardare quello che va bene e che può e deve rappresentare una base di ripartenza. A chi e a cosa giova il complicare sempre le cose e l’aggrovigliarsi tra mille ragionamenti, troppo spesso astrusi e masochistici, anziché mettere ordine e dinamicità nelle politiche di sviluppo di Messina?

 

“Cambiamo Messina dal basso” intanto difende, ovviamente, Accorinti e scarica su altri le colpe di questo ennesimo flop: “Il Commissario De Simone infatti, con palese contraddizione, annuncia di esser pronto ad affidare la Fiera, ma solo per pochi giorni, indicando come responsabile di questa limitazione dapprima l’Amministrazione comunale, con cui non ha trovato una base di accordo nelle modalità di affidamento, e poi, sempre nello stesso comunicato, i problemi di gestione degli spazi attualmente oggetto di lavori. La domanda sorge quindi spontanea. Se l’accordo col Comune ci fosse stato, come avrebbe superato De Simone il problema dei lavori? Non sarà forse il più banale degli alibi?”.  

“Fino all’ultima interlocuzione, avvenuta qualche giorno fa – continua la nota – abbiamo ribadito la disponibilità a proseguire in un percorso di condivisione che tenesse però conto delle nostre richieste. Dispiace che alla fine, come abbiamo appreso dagli organi di informazione, l’Autorità Portuale abbia deciso di non procedere all’emanazione del bando, ma per amore di verità deve essere chiaro alla città che tale scelta non può in alcun modo essere addebitata alla nostra Amministrazione. In assenza di accordo tra i due enti, l’Autorità Portuale avrebbe potuto procedere all’emanazione del bando in autonomia – ipotesi che ci era stata prospettata – rendendo così un servizio importante alla città e facendo vivere un’area che per il resto dell’anno rimane chiusa. La scelta che l’Autorità Portuale ha assunto è stata diversa e può essere condivisa o meno, ma in alcun modo possiamo essere chiamati noi a rispondere delle libere scelte di un altro ente”.

 

La colpa è mia, la colpa è tua, la colpa è di Tizio o di Caio: e mentre si coniuga il verbo sterile del solito scaricabarile, Messina perde un evento da 100 mila visitatori. E a rimetterci sono gli operatori economici del territorio. Tutto il resto sono beghe e chiacchiere che danno fiato al malcontento popolare. E come dar torto poi alla gente?

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