Il commissario straordinario del Comune di Messina, Leonardo Santoro, dice sì alla rimodulazione del Piano di Riequilibrio e si avvale della recente norma che ha anche ampliato i termini entro i quali presentarlo alla Corte dei conti, ovvero 150 giorni.
In una nota inviata oggi sia alla Corte dei conti che alla Commissione per la stabilità degli Enti locali, Santoro ripercorre le ultime tappe di una vicenda iniziata nel febbraio del 2013, anno della prima stesura del Piano di riequilibrio. L’ultima versione, quella targata amministrazione De Luca, è stata votata dal consiglio comunale nel novembre 2018 (nell’ambito di quello che il sindaco definì il Salva Messina).
I DUBBI DELLA CORTE DEI CONTI
Dopo il via libera della Commissione del ministero il Piano era finito all’attenzione dei giudici contabili che però nel 2021 hanno richiesto alcuni chiarimenti al Comune di Messina. Le risposte dell’amministrazione comunale, nel luglio 2021 non avevano del tutto convinto la Corte dei conti che infatti registrò una serie di criticità che hanno poi portato all’audizione dell’8 febbraio. Evidentemente il Piano di riequilibrio varato dall’amministrazione De Luca non era esente da pecche al punto che lo stesso sindaco ha deciso, a fine gennaio, nell’imminenza dell’audizione, di avvalersi di una ciambella di salvataggio lanciata a livello nazionale.
LA NORMA DEL GOVERNO
Il governo Draghi con una norma del 31 dicembre 2021 infatti ha dato la possibilità ai comuni che hanno predisposto il Piano di riequilibrio prima dell’emergenza covid ma per il quale l’iter non si è ancora concluso, di effettuare una nuova modulazione.
IL DOPPIO BINARIO
Di fronte ai magistrati contabili De Luca ha seguito un doppio binario: da un lato ha difeso la bontà del “suo” Piano pluriennale, dall’alto si è avvalso della norma annunciando di volerlo comunque rimodulare nei tempi previsti. L’amministrazione ha quindi approvato una nuova versione del Riequilibrio lasciandola, poiché dimissionario, in eredità al consiglio comunale per la votazione. La Corte dei conti accoglie la richiesta.
iL 23 Febbraio in gioco è quindi entrato il commissario straordinario Leonardo Santoro, che si è ritrovato sul tavolo la querelle.
Nel frattempo è subentrata, nell’ambito del Milleproroghe, la norma che amplia i termini per la presentazione fino a 150 giorni dal momento della comunicazione della volontà di rimodularlo.
LA NOTA DI SANTORO
Così Santoro ha deciso di cogliere l’opportunità, ma di coglierla fino in fondo sia nei tempi che nei contenuti. Non a caso nella nota inviata alla Corte dei conti conclude: “considerato che la modifica normativa richiamata (ndr.il Milleproroghe di febbraio 2022) consente ai Comuni nel più ampio termine di 60 giorni dall’entrata in vigore della legge del 30 dicembre 2021, non solo di rimodulare il Piano di Riequilibrio Pluriennale già approvato ma anche di riformularlo, nel termine più ampio di 150 giorni, si comunica che il Comune di Messina procederà alla rimodulazione o riformulazione del Piano approvato con delibera del Consiglio comunale del 2013 e rimodulato da ultimo con delibera del Consiglio comunale del novembre 2018”.
A RIDOSSO DELLE URNE
Il Comune quindi intende avvalersi dalla normativa ma non è affatto detto che la rimodulazione sarà quella lasciata da De Luca, potrebbe essere del tutto nuova. I tempi di approvazione (150 giorni) scadono dalla data di comunicazione della volontà di avvalersi della normativa, quindi da marzo. Ne consegue che i quasi 4 mesi finiscono ben oltre maggio, data prevista delle elezioni. In sostanza non soltanto è improbabile che il Piano che il Comune presenterà sarà quello predisposto dalla giunta De Luca a fine gennaio, ma è anche altrettanto difficile che ad approvarlo sarà questo consiglio comunale, giacchè i 150 giorni scadono a luglio.
Allo stesso modo sarà molto difficile che una nuova amministrazione, qualunque essa sia, accetti la rimodulazione a “scatola chiusa”. Infine, particolare non da poco è proprio il riferimento che Santoro fa alla possibilità di riformularlo, il che equivale a dire che le modifiche potrebbero essere ampie. Insomma si ritorna al punto di partenza. E c’è chi dice che il rischio potrebbe essere quello di “congelare” le elezioni per consentire la votazione del Piano nei termini previsti.