Sono trascorsi ben 55 anni da quando il professore di psicologia all’Università della California, James Bedford, all’età di 73anni venne ibernato.
Ad oggi il numero di persone che hanno deciso di affidare il proprio corpo alla scienza e di farsi ibernare è sempre più in crescita e sebbene inizialmente si trattasse di un fenomeno circoscritto a cittadini statunitensi, adesso la cerchia si allarga anche ad asiatici ed europei.
PRO O CONTRO? L’OPINIONE DELLA GENTE
I pareri a riguardo sono parecchio discordanti: chi è contro questa pratica si basa sostanzialmente sulla mancanza di garanzie future, come afferma Samuela: “L’investimento è notevole e al momento visto che non ci sono prove effettive che “l’esperimento” funzioni, non penso che ne valga la pena”. O come Valentina che afferma: “Sarebbe bello poter affidare il proprio corpo alla scienza per permettergli di studiare e comprendere meglio patologie come le mie, ma si tratta comunque di una spesa abbastanza esosa che non tutti possiamo permetterci. E parliamoci chiaro: crediamo davvero che dei comuni mortali siano in grado di riportare in vita i morti?”.
Ma d’altro canto ci sono anche coloro i quali sono affascinati da questa pratica, come Manuel, che afferma: “La trovo una questione parecchio affascinante ma credo che ancora ci sia molto su cui lavorare. Penso che per una questione così importante come quella del riportare in vita i morti, serva lavorare per parecchi decenni. Inoltre, che io sappia non sono ancora neppure tanto sicuri su come funzioni il “decongelamento” del corpo ibernato”.
Sara ad esempio è mossa dalla curiosità effettiva dell’esperimento: “La cosa che mi spinge ad informarmi ulteriormente sull’argomento è la curiosità, comunque tutti noi siamo destinati a morire e se riuscissi a far parte di coloro i quali si sono fatti ibernare, lo farei ben volentieri, perché nella vita, MAI DIRE MAI!”
DI COSA SI TRATTA
L’ibernazione o sospensione crionica, altro non è che il congelamento del corpo di un essere umano appena deceduto fino al raggiungimento della temperatura dell’azoto liquido, nella speranza che in futuro, attraverso l’avanzamento medico-scientifico si riesca a riportare nel regno dei vivi coloro i quali hanno acconsentito a tale pratica. La tecnica va avviata entro mezz’ora dalla morte. Questa pratica inoltre dovrebbe permettere a medici e scienziati di curare le malattie per cui i soggetti congelati sono morti.
Ma come funziona nello specifico? Una volta stabilito il decesso, i tecnici dovranno ripristinare meccanicamente la ventilazione ai polmoni e l’afflusso di sangue al cervello. A questo punto il corpo viene immerso in acqua gelida per essere trasportato. Quando il corpo arriva in uno dei centri di criogenesi viene iniettata in endovena la soluzione “crioprotettiva” indispensabile per evitale che congelino tutti i tessuti. Viene quindi immerso nell’azoto liquido e portato a una temperatura di -125 gradi centigradi e, dopo tre ore, alla temperatura definitiva di -196 gradi. Lo staff del centro ha in compito di cambiare frequentemente l’azoto liquido a tempo indeterminato.
Al momento però i costi per sostenere tale “prova” sono abbastanza costosi e non ci sono garanzie che la procedura porti a risultati positivi per il paziente.
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
L’Alcor Life Extension Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha la sua sede a Scottsdale, ha deciso di passare all’azione. Ha perciò ibernato i corpi di persone ricche in attesa che la scienza dimostri con i fatti che è possibile riportare in vita i morti.
Sin da principio i fondatori hanno deciso di conservare corpi interi o solo il cervello di chi avesse deciso di affidare il proprio corpo alla scienza.
L’organizzazione è finita spesso al centro di aspre polemiche, ma chi la dirige è fermamente convinto che un giorno si riuscirà davvero a resuscitare i morti e dai numeri in continua crescita, non sono gli unici a crederci.
CURIOSITA’
Accedere ai servizi non è semplice e per farlo serve innanzitutto versare una cifra che va dai 200mila ai 80mila dollari, a seconda se si vuole conservare tutto il corpo o solo il cervello o la testa.
Ad oggi il numero di individui che ha acconsentito a tale pratica è di 181. Questi corpi sono conservati a bassissime temperature in appositi stabilimenti. Quando un membro dell’associazione è vicino alla morte, viene preparato da una squadra in attesa che il medico ne dichiari il decesso.
E’ POSSIBILE FARLO IN ITALIA?
In Italia, come nel resto d’Europa, non sono presenti organizzazioni crioniche, seppur non esista alcuna legge che vieti l’ibernazione umana.
Ci sono dei problemi logistici però che renderebbero impossibile l’attuazione di tale procedura qui in Italia. Questo perchè in Italia la legge prevede un periodo di osservazione di 24 ore dall’arresto cardiaco per poter disporre del cadavere, mentre per evitare la decomposizione è necessario portare il corpo a -96° entro mezz’ora dalla morte per prepararlo all’ibernazione.
Quindi tutti coloro i quali sono propensi ad affidare ciò che resta di sè alla scienza o chi è curioso di sapere se effettivamente è possibile far “resuscitare” i morti, può farlo affidandosi alle organizzazioni crioniche presenti negli Stati Uniti d’America.