L’ipotesi di convocazione di una conferenza unificata “Stato-Regioni” per rimettere in piedi i cocci del vaso ormai colmo e pericolosamente barcollante del rapporto tra le Istituzioni e gli amministratori locali, tra il Governo e i sindaci.
A far esplodere, una volta di più, in modo emblematico il problema e a metterlo impietosamente in primo piano è stata la rivolta dei sindaci dei Nebrodi che si sono ribellati al previsto soggiorno di una cinquantina di “stranieri venuti dal mare” nei propri comuni, in edifici dismessi. A sollecitare la convocazione di una Conferenza Stato-Regioni e a ritenere che “potrebbe essere la soluzione adeguata” è il Consigliere Nazionale Anci, il messinese Piero Adamo. “Anche nella Città Metropolitana di Messina come nel resto d’Italia i Sindaci vengono abbandonati dal Governo Nazionale e Regionale e devono gestire essenzialmente da soli il delicato tema dell’accoglienza. L’Anci è l’unica Istituzione che è e resta a fianco delle Comunità locali“, ha evidenziato Adamo
Il problema da affrontare va oltre gli schemi di un Sì o un No ai migranti e coincide con la necessità di stemperare il clima e arginare al più presto la prospettiva di un conflitto di competenze e di poteri tra la Prefettura e i Comuni. La Prefettura, in questo caso, è costretta ad affrontare l’emergenza del dover collocare nella Provincia di Messina 2 mila e 200 migranti, ma a fronte di questa esigenza c’è dall’altra parte il No dei sindaci e dei cittadini che temono possa trattarsi del prologo ad una invasione analoga a quella già avvenuta in altre Regioni italiane e anche in altre province della stessa isola.
Nessuno, in definitiva, vuole che da queste parti si ripeta quanto avvenuto al Cara di Mineo ma il vero rebus, l’enigma che può diventare una “bomba ad orologeria” è che il vero problema non coincide con le determinazioni della Prefettura ma con le iniziative che potrebbe invece prendere la Regione.
A Palermo, a quanto pare, si potrebbe decidere infatti negli uffici della Regione di stipulare convenzioni e accordi con i privati che bypasserebbe le volontà e le determinazioni delle Amministrazioni comunali dei vari enti locali.
Eloquente è il caso dei Comuni di Taormina, Giardini, Letojanni e Castelmola, che hanno deciso di sottoscrivere un documento congiunto per chiedere al Governo Gentiloni una deroga che esenti il comprensorio taorminese dalle attività di trasferimento dei migranti in zona, e al contempo da quelle parti si teme proprio la beffa di eventuali “fughe in avanti” solitarie da parte della Regione.
Taormina ha conferito mandato con apposita delibera di Consiglio comunale al Sindaco ed al Presidente del Civico consesso, nelle rispettive competenze, “affinché svolgano, nelle sedi opportune, tutte le iniziative necessarie al fine di sensibilizzare le Autorità superiori sulle problematiche conseguenti l’accoglienza di eventuali migranti-profughi clandestini sul territorio comunale”.
L’assemblea taorminese ha disposto, tra i vari punti contenuti nel documento, la trasmissione del deliberato “al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Interno, al Ministro degli Esteri, alla Prefettura di Messina, alla Città Metropolitana di Messina, al Presidente della Regione Sicilia“, evidenziando che “un’azione governativa volta ad imporre ai Comuni l’accoglienza nel proprio territorio di profughi clandestini non identificati rappresenta una grave lesione dell’autonomia e delle comunità sociali».
La delibera richiama anche una «consultazione avvenuta il 7 luglio con le categorie produttive e sociali della città che condividono e aderiscono al documento» e alla luce di tutto quanto riportato nel documento «chiede alle autorità suddette, ciascuno per le proprie competenze, la deroga per il comprensorio taorminese, riguardante i Comuni di Taormina, Giardini, Letojanni e Castelmola alla richiesta prefettizia».
Ma, come detto, il mistero di tutta questa vicenda, che da Taormina sino ai Nebrodi sta scatenando uno scontro tra chi sostiene l’accoglienza e chi ritiene che i migranti debbano essere “salvati a casa loro”, è la posizione che assumerà la Regione, con il concreto timore di convenzione che andrebbero a scavalcare le singole decisioni degli organi politici territoriali. E su questo punto, d’altronde, la Prefettura di Messina, nella persona del Prefetto di Messina, Francesca Ferrandino, è stata chiara e realista nel dire che potrà attivarsi per far sì che il numero di migranti possa essere limitato (nel caso di Taormina, se dovessero essere inviati in zona, sarebbero 38) ma non può garantire con certezza assoluta che altre realtà istituzionali (la Regione) non decidano di inviare altri migranti. La questione rimane insomma più che mai aperta e più che mai spinosa.