“C’è bisogno della collaborazione delle scuole, perché queste ricevono e possono segnalare i piccoli disagi dei minori e quindi fare in modo che noi possiamo intervenire tempestivamente, per mettere in protezione bambini e ragazzi. Il fenomeno del consumo del crack, ad esempio, desta moltissima preoccupazione, perché purtroppo riguarda bambini di una fascia di età sempre più bassa: anche a 11 o 12 anni. Lo acquistano con facilità, costa poco, non ha bisogno di essere iniettato, ed è potentissimo, crea una dipendenza forte con degli effetti devastanti. Agisce sul cervello di questi ragazzini, che cominciano a commettere degli atti violenti: iniziano con dei furti in casa per poi passare a rapine, per comprare la droga”. Lo ha detto la procuratrice dei minori di Palermo, Claudia Caramanna, parlando con i giornalisti a margine dell’incontro “I giovani, la scuola, i quartieri”, organizzato all’istituto comprensivo Giuliana Saladino del capoluogo siciliano dal preside Giusto Catania per l’apertura dell’anno scolastico.
“Inoltre – prosegue – abbiamo sempre più casi di bimbi che vengono utilizzati per lo spaccio. Spesso sono così piccoli da essere totalmente ignari di ciò che fanno, neppure sanno quello che stanno vendendo. Fino a 14 anni non sono imputabili e quindi vengono scelti proprio perché non è possibile avviare, nei loro confronti, un procedimento penale. Rispetto a questo, il fenomeno dell’abbandono scolastico, che si è un po’ ridotto ma che comunque persiste, implica che il minore resti a casa o per le strade, ed è molto verosimile che poi prenda la via dell’illegalità”, aggiunge Caramanna.
“Nel mese di agosto vi sono stati quattro casi di tentativi di omicidio e gli attori sono tutti minorenni”. Noi registriamo – prosegue – un incremento del 30%, rispetto all’anno scorso, dei reati penali commessi da minori. Registriamo 10 mila segnalazioni l’anno di nuove situazioni di presunto disagio di pregiudizio, che riguardano bambini”.
“Negli ultimi mesi abbiamo registrato 150 casi di minori che vivono in famiglie legate alla criminalità organizzata. Vi sono famiglie che preparano dosi di droga in cucina e i bambini, spesso piccoli, ingeriscono sostanze stupefacenti. In alcuni casi ne veniamo a conoscenza perchè i bambini arrivano al pronto soccorso, ma vi sono anche casi che non vengono denunciati perché non sono gravissimi”, conclude Caramanna.