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Il 16 giugno del 2016 fu una giornata di inferno per la Sicilia. A causa delle temperature altissime, che superavano i 40°, e il forte scirocco, si era creato il clima ideale per i criminali amanti del fuoco.
Quel giorno si scatenarono roghi ovunque e a prendere fuoco fu anche l’intero Monte Pellegrino a Palermo.
L’INCENDIO
“Sul Monte Pellegrino, nei 25 anni da quando è stata istituita la riserva, l’unico grosso incendio è stato quello del 2016. Un’altro aveva colpito solo 20 ettari, il resto erano cose da pochi metri quadrati. Questo perché essendo vicino alla città, il primo filo di fumo viene subito avvistato. Inoltre ha i vigili del fuoco ed il distaccamento falde della forestale sotto i piedi, oltre alle linee taglia fuoco già predisposte”.
A raccontarlo è Giovanni Provinzano, direttore della riserva Monte Pellegrino-Favorita e Ranger d’Italia.
“Purtroppo, a volte, ci sono delle condizioni che non si possono contrastare. Quel giorno tutta la Sicilia stava bruciando, lo scirocco andava oltre i 100 km/h, 44° alle 2:30 di pomeriggio. Qualsiasi intervento era vano. Lo scirocco non dava nemmeno il tempo di buttare l’acqua che il fuoco si spostava di 500 metri più avanti mentre il Canadair si posizionava. Così il fuoco attraversò tutta la montagna. Nel giro di cinque ore sono bruciati oltre 500 ettari di Monte Pellegrino. Tutta la riserva, comprendente il parco della Favorita, è di 1050 ettari, di questi Monte Pellegrino ne contiene 830″.
OGGI
“Non tutti gli ettari bruciati necessiteranno di un intervento. La maggior parte erano rimboschimenti, ossia boschi artificiali messi a dimora dalla forestale dagli anni ’20 sino agli anni ’80 – spiega il ranger -. In merito alla situazione è nata l’esigenza di fare un piano di gestione forestale che è uno strumento che divide il monte in tante particelle forestali dove in ogni particella si decide cosa mettere a dimora”.
“La situazione sul monte è in costante evoluzione, da un lato abbiamo la caduta di tutte quelle piante che sono morte per lo stress causato dall’incendio, dall’altro abbiamo notato una rinnovazione di piante autoctone e la crescita purtroppo di piante alloctone“, aggiunge il dottor Fabrizio D’Agostino, membro del team dell’Università di Palermo che si sta occupando della raccolta dati per il piano di gestione.
“Il fuoco ha colpito sia zone di macchia mediterranea sia zone di rimboschimenti di conifere, per un totale di poco più di 500 ettari di superficie complessiva, con 4 diverse classi di severità del danno”, evidenzia.
Il dottor D’Agostino, che è anche pilota APR (CRO), ha fornito a ilSicilia.it, foto e video fatte con il drone, proprio per mostrare la situazione attuale.
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IL PIANO DI GESTIONE
Il Comune, insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo, ha firmato una convenzione per una consulenza tecnico scientifica finalizzata alla redazione di un piano di gestione forestale sostenibile delle aree boschive di proprietà comunale ricadenti nella zona A del monte.
Il team, costituito da Fabrizio D’Agostino, insieme a Francesco Zanna, Manlio Amato, Giorgio Clesceri e supervisionati dal professore Donato La Mela Veca e il Direttore della riserva Giovanni Provinzano, sta analizzando tutte le informazioni possibili (tipologie forestali, tipo di governo, esposizione, età media delle piante, eventuali danni) e tutte le particelle della riserva, dividendole in diverse classi di intervento, individuando tutte quelle zone di macchia mediterranea con il fine ultimo di diffonderle.
D’Agostino spiega che il piano di gestione forestale comprende:
-Rinaturalizzazione dei rimboschimenti di conifere Mediterrenee e di Eucalipto non percorsi dal fuoco.
-Recupero soprassuoli percorsi dall’incendio.
-Contrasto alla diffusione delle specie invasive.
-Conservazione degli Habitat della Rete Natura 2000.
-Ripristino/manutenzione della viabilità e dei sentieri naturalistici.
I PROGETTI PER IL RIMBOSCHIMENTO
“Questo Piano permette inoltre di poter attingere a finanziamenti comunitari e deve essere redatto dal proprietario del suolo, che in questo caso è il Comune di Palermo. A fine mese verranno consegnati questi studi in modo che il Comune di Palermo possa far approvare il piano alla Regione Siciliana”, aggiunge il ranger.
“Proprio in questi giorni stiamo facendo la descrizione particellare per vedere, luogo per luogo, la situazione iniziale ed la tipologia di interventi da attuare. Col Comune di Palermo abbiamo presentato una scheda per il Recouvery found per poter fare il rimboschimento di almeno 150 ettari di recupero“.
“Sempre col Comune, con la Città Metropolitana e l’Università, stiamo facendo una scheda per presentare due progetti al Ministero dell’Ambiente: uno per Monte Pellegrino e uno per il Parco della Favorita. Entrambi prevedono interventi che favoriscono l’emissione di ossigeno e l’assorbimento dell’anidride carbonica, al fine di ottenere i finanziamenti previsti per i rimboschimenti che migliorano la qualità dell’aria, così come indicato dal decreto clima“, aggiunge.
LA FAUNA DEL MONTE
“A seguito dell’incendio sono stati fatti dei monitoraggi e la popolazione faunistica era scesa, ma ora la popolazione si è ripresa. C’è da considerare che gli animali che vivono nel parco si riproducono quasi tutti velocemente“, racconta Provinzano.
“Monte Pellegrino si deve considerare come un’isola. Dal punto di vista di fauna terrestre, essendo circondata dalla città è complicato uno scambio con i territori vicini, a meno che non portati dall’uomo – spiega –. In questi anni abbiamo fatto un censimento della fauna ed abbiamo riscontrato la presenza di conigli, ricci, volpi ed altri animali”.
“Nello stagno gorgo Santa Rosalia, che si forma di inverno e si asciuga d’estate, vi è il rospo smeraldino siciliano e l’anfibio discoglosso dipinto. Sono due specie siciliane che utilizzano l’acqua durante il periodo della riproduzione. Dopo la riproduzione e la deposizione delle uova, si allontanano e il periodo estivo lo passano sopra dei massi. Con degli studi fatti con l’università abbiamo visto che tendono a migrare nella zona nord del monte, ossia verso il versante Addaura. Fortunatamente con la chiusura di via Monte Ercta, queste specie rischiano meno di essere investite“.
IL PROGETTO PER LA FAUNA
“Per tutelare la fauna, con l’Università e il Comune di Palermo abbiamo presentato un progetto all’Assessorato Territorio Ambiente che è in graduatoria in attesa di quella definitiva. E’ previsto il recupero naturalistico del gorgo e la realizzazione di tunnel che serviranno alla piccola fauna per attraversare gli assi viari, proprio per tutelarli” evidenzia il ranger.
Per il Monte Pellegrino e per la città di Palermo il 2021 si spera sia un anno di rinascita.