Quasi mezzo secolo di segreti e misteri che hanno attraversato la Storia d’Italia e della Sicilia. Storie di “morti opportune”, di personaggi divenuti scomodi, di vittime d’intrighi di potere, di lotte intestine ai “vertici” istituzionali o per la conquista del potere.
Tutto ciò è nel nuovo libro dell’ex magistrato italiano Alberto Di Pisa dal titolo “Morti Opportune”. Di Pisa nel 1971 è stato pretore a Castelvetrano e poi a Palermo. Sostituto procuratore della Repubblica al tribunale del capoluogo siciliano, dal 1982 fece parte del Pool antimafia, ideato da Rocco Chinnici per tutti gli anni 80, ed è stato tra i giudici che istruirono il maxiprocesso di Palermo[1]. È stato anche procuratore generale aggiunto a Palermo.
Nel suo libro apparentemente si è trattato di suicidi, incidenti stradali, infarti improvvisi che tuttavia, sebbene archiviati dalla autorità giudiziaria, spesso in maniera frettolosa, tuttavia, danno adito a dubbi e perplessità che inducono a ritenere che non di suicidi o di incidenti si sia trattato. Il libro si occupa di alcune delle morti sospette, in qualche caso per qualcuno particolarmente “opportune” che hanno riguardato appartenenti alle forze dell’Ordine, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, militari dell’esercito e appartenenti ai servizi segreti. Un dato che accomuna i casi trattati nel libro è dato dalla constatazione del fatto che su diverse di queste morti aleggiano presenze concrete che vanno dalla loggia P2 ai settori dei servizi segreti deviati. Il libro si occupa tra l’altro del suicidio del maresciallo Dettori, assistente controllore della difesa aerea che la sera del 27 giugno, si trovava impegnato alla ricerca del DC9 Itavia scomparso dal radar di Ciampino e che avrebbe dovuto atterrare all’aeroporto di punta Raisi. Ma tratta anche dello schianto in elicottero del Generale dei Carabinieri Mino o dello strano suicidio del colonnello Ferraro, agente dei servizi segreti o della morte in uno strano scontro a fuoco dell’agente del Sismi Vincenzo li Causi avvenuto nel novembre del 1992 in Somalia. Il Li Causi aveva denunciato le violenze che si verificavano all’interno del contingente italiano. Il libro tratta anche dell’improvvisa morte del capitano De Grazia, ufficiale della Marina militare, in servizio presso la capitaneria di porto di Reggio Calabria che indagava sulle cosiddette “navi a perdere” cioè quelle navi che contenevano rifiuti tossici industriali che venivano affondate con il loro carico nei mari creando degli scarichi abusivi di materiali tossici radioattivi. Per quanto riguarda specificamente le vicende siciliane, il libro si occupa del caso Mattei De Mauro, due vicende strettamente collegate tra loro e che vedono un intreccio d’interessi tra mafia, politica, potere finanziario, nazionale e internazionale. Ma molti altri sono i casi di morti sospette trattati nel libro.