L’inizio del 2025 segna un nuovo allarme per la sicurezza sul lavoro in Italia. Secondo il rapporto dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering, nel solo mese di gennaio si contano già 60 vittime, con un aumento del 33,3% rispetto allo stesso periodo del 2024. Di queste, 46 sono avvenute durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, mentre 14 in itinere, cioè nel tragitto casa-lavoro.
Se il problema riguarda tutta la Penisola, la situazione della Sicilia merita un’analisi specifica. Nel report, l’Isola ha registrato otto morti sul lavoro nel primo mese dell’anno. Questo dato colloca la regione in una situazione intermedia rispetto al contesto nazionale, in zona bianca, con alcune province (Messina, Agrigento e Catania) che superano la media nazionale di 2,0 decessi per milione di occupati, mentre altre non hanno segnalato alcun incidente mortale..
A livello territoriale, sei regioni sono classificate in zona rossa, con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale: Umbria, Trentino-Alto Adige, Calabria, Basilicata, Puglia e Piemonte. Lombardia e Veneto, invece, registrano il maggior numero assoluto di vittime. I settori più colpiti sono trasporti e magazzinaggio, seguiti da costruzioni e attività manifatturiere.
IlSicilia.it ha analizzato i dati del report e realizzato un focus dedicato alle province siciliane.
Focus sulla Sicilia, sicurezza sul lavoro: l’isola tra emergenza e buone pratiche
Messina, il triste primato: incidenza quattro volte oltre la media nazionale

Tra le province siciliane, Messina detiene il record negativo con un’incidenza di 9,4 morti ogni milione di occupati, una cifra che la colloca tra le aree più pericolose d’Italia. Nel periodo analizzato si è registrato un decesso su 106.706 lavoratori, un dato allarmante che impone un intervento immediato per rafforzare la sicurezza nei cantieri, nelle aziende e nei luoghi di lavoro.
Le cause di questo drammatico primato possono essere molteplici: la presenza di numerosi cantieri edili, dove i ritmi serrati e il mancato rispetto degli standard di sicurezza aumentano il rischio di incidenti; il settore agricolo, in cui la mancanza di adeguata formazione e l’uso di macchinari obsoleti rappresentano un serio pericolo; e l’industria manifatturiera, in cui le condizioni di lavoro sono spesso difficili e le norme di sicurezza talvolta disattese.
Agrigento e Catania: numeri che preoccupano

Anche Agrigento e Catania registrano un’incidenza superiore alla media nazionale di 2,0 morti ogni milione di occupati. In particolare, ad Agrigento si contano due decessi su 391.825 lavoratori, con un’incidenza di 5,1, mentre Catania segna 4,6, con lo stesso numero di decessi su 436.423 occupati.
In queste province, come in altre aree della Sicilia, il problema principale resta la scarsa cultura della sicurezza, sia tra i lavoratori sia tra i datori di lavoro. A questo si aggiunge l’insufficienza dei controlli, spesso limitati a causa della carenza di ispettori e risorse.
Palermo, Ragusa e Trapani: un rischio contenuto, ma non inesistente

A Palermo il tasso di mortalità è di 4,1 morti ogni milione di occupati, con un solo decesso su oltre 245.000 lavoratori. Indici più bassi si registrano a Ragusa (3,8) e Trapani (2,5), ma il rischio rimane significativo.
Anche qui, la prevenzione gioca un ruolo chiave: una maggiore attenzione alle misure di sicurezza e il rafforzamento dei controlli potrebbero contribuire a ridurre ulteriormente il numero di incidenti mortali.
Caltanissetta, Enna e Siracusa: province virtuose o dati fortuiti?

Secondo il rapporto aggiornato, Caltanissetta, Enna e Siracusa non hanno registrato alcuna morte sul lavoro nel periodo analizzato. Tuttavia, è importante considerare che l’assenza di decessi in un breve arco temporale non significa che il rischio sia inesistente. Potrebbe trattarsi di una fluttuazione statistica, oppure del risultato di una maggiore attenzione alla sicurezza in alcuni settori chiave.
Quali sono i settori più pericolosi in Sicilia?
In Sicilia, come nel resto d’Italia, i comparti con il più alto numero di infortuni mortali restano:
–Edilizia: le cadute dall’alto, i crolli e l’uso di attrezzature non a norma sono tra le principali cause di morte.
–Agricoltura: l’utilizzo di trattori e macchinari obsoleti, unito alla mancanza di dispositivi di sicurezza, rende questo settore particolarmente rischioso.
–Industria manifatturiera: l’uso di macchinari industriali senza adeguati dispositivi di protezione può portare a incidenti gravi.
–Trasporti e logistica: gli incidenti stradali sul lavoro rappresentano una quota significativa delle morti bianche.
Fonte dati: Incidenze-Morti-Lavoro-Province-Osservatorio-Sicurezza-Lavoro-Ambiente-Vega-Engineering al 31 gennaio 2025
I dati in Italia, un problema nazionale: chi sono le vittime?
IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ
A livello nazionale, il rapporto evidenzia che i lavoratori più esposti al rischio mortale sono quelli tra 55 e 64 anni, seguiti dai giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. Questo riflette una duplice vulnerabilità: da un lato, l’usura fisica e i ritmi di lavoro stressanti per gli anziani, dall’altro, la minore esperienza e la precarietà per i giovani.
Un altro dato allarmante riguarda i lavoratori stranieri: hanno un rischio di infortunio mortale più che doppio rispetto agli italiani. A gennaio, 10 vittime su 46 erano migranti, spesso impiegati in settori a più alto rischio con condizioni di sicurezza precarie.
IL RISCHIO DI MORTE REGIONE PER REGIONE A GENNAIO 2025
A finire in zona rossa a gennaio 2025 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 2 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Trentino-Alto Adige, Calabria, Basilicata, Puglia e Piemonte.
In zona arancione: Campania e Veneto. In zona gialla: Lombardia, Liguria e Marche. In zona bianca: Toscana, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta.
I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA A GENNAIO 2025
Sono 60 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 46 in occasione di lavoro (13 in più rispetto a gennaio 2024) e 14 in itinere (2 in più rispetto a gennaio 2024).
Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (8). Seguono: Piemonte, Veneto e Puglia (5), Campania e Umbria (4), Trentino-Alto Adige e Calabria (3), Lazio e Toscana (2), Sicilia, Marche, Liguria, Emilia-Romagna e Basilicata (1).
Ancora fortunatamente senza vittime risultano il Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Valle d’Aosta, Sardegna e Molise.
MORTI SUL LAVORO: IL SETTORE DEI TRASPORTI E MAGAZZINAGGIO IL PIÙ COLPITO DAL FENOMENO
All’inizio del 2025 è il settore dei Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 6. Seguono le Attività Manifatturiere e le Costruzioni (4).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (23 su un totale di 46). Il martedì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo mese dell’anno (23,9%).
DENUNCE DI INFORTUNIO: I NUMERI PER SETTORE, GENERE, NAZIONALITÀ ED ETÀ
Le denunce di infortunio totali diminuiscono anche se di poco rispetto a gennaio 2024 (-0,9%). Erano, infatti, 42.166 a fine gennaio 2024, nel 2025 sono passate a 41.800.
Anche a inizio del 2025 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (3.401). Seguono: Sanità (2.175), Trasporto e Magazzinaggio (1.817), Commercio (1.773) e Costruzioni (1.677).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici a gennaio 2025 sono state 16.095 (13.162 delle quali sono denunce di infortunio in occasione di lavoro). Mentre sono 25.705 le denunce totali degli uomini (23.057 in occasione di lavoro). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a gennaio 2025 sono 4, mentre 2 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Le denunce dei lavoratori stranieri sono 8.215 su 41.800 (circa 1 su 5). E sono 7.095 le denunce dei lavoratori stranieri registrate in occasione di lavoro su un totale di 36.219. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 10, mentre sono 4 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 9.076 denunce (il 21,7% del totale).
Fonte Dati: Statistiche-Infortuni-sul-lavoro-Osservatorio-Sicurezza-Ambiente-Vega-Engineering al 31 gennaio 2025
Come migliorare la sicurezza sul lavoro?
Di fronte a questi dati, è chiaro che non si può restare fermi. Per ridurre il rischio di incidenti mortali, è necessario adottare azioni concrete e incisive:
1. Maggiore controllo e ispezioni nei luoghi di lavoro, aumentando il numero di ispettori e gli interventi delle autorità competenti.
2. Formazione e sensibilizzazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, per far comprendere l’importanza delle norme di sicurezza.
3. Investimenti in tecnologia e innovazione, per ridurre il margine di errore umano e migliorare le condizioni di lavoro.
4. Sanzioni più severe per le aziende che non rispettano le norme, affinché la sicurezza diventi una priorità reale.
5. Incentivi per le imprese che adottano standard di sicurezza elevati, per promuovere un cambiamento culturale duraturo.
La prevenzione deve diventare una priorità assoluta, attraverso controlli più rigidi, una maggiore formazione e un forte impegno nella promozione della sicurezza. Solo così si potrà evitare che, mese dopo mese, nuovi nomi si aggiungano alla lista delle vittime di un’emergenza che l’Italia non può più permettersi di ignorare.
Nota metodologica
L’analisi presentata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering si basa su dati ufficiali INAIL, aggiornati al 31 gennaio 2025. Il report considera esclusivamente gli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro, escludendo quindi quelli in itinere, ovvero gli incidenti occorsi durante il tragitto casa-lavoro.
Il parametro di riferimento è la media nazionale di 2,0 decessi per milione di occupati.
La metodologia adottata permette un’osservazione dettagliata della distribuzione degli incidenti sul territorio, fornendo un quadro utile per identificare i settori e le aree più esposti ai rischi, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza sul lavoro.